Petronà sorge ai piedi della Sila Piccola a 880 mtslm ed è considerato il paese più giovane facente parte della Comunità montana della Presila Catanzarese. Con l’arrivo dei francesi nel Sud – Italia viene istituito l’Ordinamento amministrativo (1811) che porterà alla nascita dei Comuni, in cui inerente a quel periodo storico, le viene assegnata la frazione di Arietta: «All’epoca il Comune conta 1550 abitanti e il numero dei suoi cittadini è destinato ad aumentare: nel 1885 la popolazione residente è di 3.132»[1].

Con l’arrivo della fine dell’Ottocento il Paese è stato interessato, come tanti altri centri del meridione, dal fenomeno dell’emigrazione. Numerose masse contadine emigrano verso le Americhe[2] (per chi avesse la possibilità di farlo). Il sogno americano diventa per i poveri abitanti petronesi un viaggio di speranza e di riscatto sociale e lavorativo.

L’ambiente silano presenta temperature molto più rigide rispetto ad oggi, con inverni freddi e abbondanti nevicate. Vivere «alla giornata» non è semplice e spesso si resta a bocca asciutta. In che modo si riesce a sfamare interi nuclei familiari composti da otto o undici individui? Anche per queste ragioni bisognava partire.

Il mondo religioso dei petronesi è praticato e vissuto da gente umile, alcuni analfabeti, costretti a sopportare enormi difficoltà per cercare di sopravvivere. Ma, nonostante ciò, chi vive in quel luogo è gente laboriosa.  Devoti alla Madonna della Cona il cui nome deriva dal ritrovamento sul luogo di una immagine, in greco “icona” appunto[3], della Madonna di Costantinopoli (o del Porto) così come viene meglio ricordata dai suoi fedeli.

Per questi motivi viene chiamata «cona» la nicchia che contiene l’immagine della Madonna ora posta all’interno della chiesetta costruita nei primi anni dell’Ottocento. Sul campanile di quest’ultima «viene collocata una grande campana fusa a Milano nel 1880»[4]. La statua della Madonna è stata scolpita da un artista di Serra San Bruno di ignote sono le origini e il suo vero nome, il quale disponeva di due statuette: una consegnata a Petronà e l’altra a Rocca di Tacina.

Proprio intorno a queste statuette prenderà vita una famosa leggenda. Si narra che il carro trainato dai buoi portatore delle due statuette, sarebbero rimasto senza mulattiere nel luogo in cui la strada sterrata si diramava in due direzioni opposte: da un lato verso Petronà e dall’altro verso Roccabernarda. Pare che fu per volontà della Madonna quale sarebbe stato il tragitto da percorrere per raggiungere i due Paesi. Allora, il carro che trasportava le statuette, prese la strada per Petronà, consegnando al paese presilano l’immagine più bella e affascinante della Santissima Maria.

Pietro Marchio


[1] Numeri del portale d’Italia, sezione provincia di Catanzaro.

[2] Analogo calo demografico si è verificato con il fenomeno dell’emigrazione interna nel periodo dagli anni ‘50 e ’70 del Novecento.

[3] Derivante dal greco bizantino εἰκόνα (eikóna) e dal greco classico εἰκών -όνος derivanti dall’infinito perfetto eikénai, traducibile in “essere simile”, “apparire”, mentre il termine εἰκόνα può essere tradotto con “immagine” [fonte, dal dizionario di greco antico].

[4] (A cura di) Francesco Pellegrini e Giovanni Soda, Il sentiero nel bosco, pianificazione e sviluppo locale nei contesti deboli, Rubbettino editore, 2004, pp.  168-169.