La mitologia Norrena è la storia mitica dei popoli del Nord, di quella galassia di etnie sparse nei territori selvaggi della Germania settentrionale, della Danimarca, della penisola scandinava e dell’Islanda. La mitologia di questi popoli non costituisce nessuna “verità rivelata”, non vi è nessun insegnamento o morale di riferimento, addirittura non abbiamo neanche un libro sacro. Abbiamo solo una gran quantità di versi, una lunghissima poesia che ci fornisce informazioni sugli aspetti più importanti della religione Norrena. Le liriche di riferimento per capire meglio lo straordinario universo vichingo sono le due Edda (dall’antico islandese “carme”), una in forma di poesia e l’altra in prosa. L’autore, o meglio colui che ha raccolto queste liriche è Snorri Sturlunson, un sacerdote islandese del XIII secolo che aveva come obiettivo quello di lasciare una traccia dei racconti degli aedi islandesi, che erano soliti esibirsi alla corte dei signori locali.  Questa raccolta tratta svariati temi, con episodi anche molto interessanti per complessità, fino ad arrivare al Ragnarok, la battaglia che sancirà la fine del mondo per come era immaginato dai popoli del Nord.

L’universo vichingo

Il mondo mitico dei popoli del Nord è un universo confuso, strano, si potrebbe tranquillamente dire contraddittorio. Non sappiamo se tale confusione sia stata creata dai monaci e dai sacerdoti che hanno cercato di raccogliere queste informazioni o sia frutto di una mitologia oscura, sappiamo soltanto che il lettore che si trova davanti i passi degli Edda rimane disorientato. Tutta la mitologia Norrena sembra ruotare intorno a nove mondi differenti, tutti abitati e molto diversi tra di loro. Questi mondi sono retti da Yggdrasill, un frassino dalle dimensioni stratosferiche che con i suoi rami regge tutto l’universo. Il regno più importante è Asgard, la dimora degli Dei, mentre quello meno importante è Midgard, la dimora degli uomini, circondato dalle acque nelle quali nuota Jormungand, un serpente marino gigantesco e malefico. Il regno degli Dei e la dimora degli uomini sono comunicanti tra di loro tramite il ponte detto Bifrost, il ponte dell’arcobaleno. Le fonti in cui Yggdrasill affonda le radici sono sorvegliate dalle Norne, che potremmo assimilare alle Moire della mitologia greca. La prima delle Norne è chiamata Urdr e conosce il passato, la seconda è detta Verdandi e conosce il presente, la terza ha nome Skuld e conosce il futuro. Questi tre spiriti hanno il compito di tenere in vita le radici del frassino, facendo così vivere anche i nove mondi che popolano le fronde di Yggdrasill.

I protagonisti del pantheon vichingo

I vichinghi credevano che gli dei fossero divisi in due grandi famiglie: gli Ǽsir e i Vanir, nemici tra di loro e che in un tempo immemore si erano dati battaglia. Leggendo gli Edda vediamo che questi dei avevano tutti una loro peculiarità ed una stanza adAsgard, la terra degli dei. Agli Ǽsir apparteneva Odino, sua moglie Frigg, il dio dell’inganno Loki,il dio della guerra Tyr e il dio Heimdallr, guardiano dei regni divini, oltre ad una sterminata lista di divinità minori. Tra i Vanir invece vi erano Njord, il dio del mare e i suoi figli gemelli, Freyr e Freya, rispettivamente divinità della pioggia e della fertilità. Come si può vedere da questa confusione, il pantheon vichingo era complesso ed era completamente differente dal monoteismo cristiano: vi sono tanti dei, tanti inferni e tante forze del male. Per chiarire meglio quest’ultimo concetto basti pensare che nell’immaginario collettivo il Walhalla è considerato il paradiso Norreno. In realtà il Walhalla è solo una sala personale di Odino, nella quale trovano dimora i guerrieri valorosi che sono caduti in battaglia. Anche gli inferi non sono un unico spazio, ma sono divisi in varie zone dove regna Hel, figlia di Loki e regina dei morti senza onore. Le due Edda sono contraddittorie e spesso confuse, ma su un punto sembrano essere d’accordo: gli dei Norreni non sono immortali, sono anche loro soggetti al destino e hanno le stesse passioni e difetti degli uomini. Probabilmente questa sfumatura venne data da Snorri, che in tal modo cercava di screditare il paganesimo vichingo, facendolo apparire come selvaggio ed incivile. Tra i più strani personaggi del pantheon Norreno abbiamo Loki, il dio dell’inganno, che talvolta aiuta i suoi fratelli (appartiene infatti alla razza degli Ǽsir), mentre altre volte li ostacola, sarà infatti lui a guidare la schiera dei “cattivi” durante il Ragnarok.

Significato e segni premonitori del Ragnarok

Nell’escatologia Norrena il Ragnarok è la fine dei tempi, il destino degli dei secondo l’etimologia del termine. La cosa che colpisce di questo evento è che nessuno può sottrarvisi: né dei, né giganti e né uomini. Tutti sono soggetti a questo destino, tutti gli dei e i giganti dovranno combattere, devono solo decidere da che parte stare: se stare con Odino e quindi con le forze del bene o se stare con Loki e i giganti, le forze del male. Le due fazioni si scontreranno e periranno entrambe, lasciando la terra e il cielo in fiamme, in attesa che dopo la fine ci sia la rinascita. A questa rinascita seguirà un altro Ragnarok e così via per l’eternità, in un continuo ciclo di distruzione e rigenerazione. Saranno tre i segnali che preannunceranno l’inizio del Ragnarok: il primo sarà l’uccisione di Buldur, figlio di Odino, ucciso per sbaglio dal fratello cieco Hodr e costretto per il mancato cordoglio di una gigantessa ad essere relegato nel regno degli inferi. Il secondo segnale verrà invece dal regno degli uomini, infatti questi hanno messo la Terra a ferro a fuoco per bramosia di potere. L’umanità ha dimenticato i valori di fratellanza e pace, sono scoppiate delle guerre intestine che hanno ucciso migliaia di persone e questo irrita molto Odino e gli Ǽsir. Inoltre un tremendo inverno della durata di tre anni ridurrà la terra ad un inferno ghiacciato, dove solo pochissimi uomini riusciranno a sopravvivere. Il terzo segnale sarà la scomparsa di Sol e Mati, rispettivamente il Sole e la Luna. Questi saranno raggiunti e divorati dai lupi Skoll e Hati, che li inseguono dalla notte dei tempi. La scomparsa dei due astri getterà il mondo degli uomini in una tenebra eterna, privandolo di ogni forma di luce. Anche le stelle del firmamento cadranno, lasciando i marinai a vagare nel buio dei mari del Nord. E finalmente la battaglia comincerà, annunciata dal gallo dei tre galli divini che abitano le fronde di Yggdrasill.

Svolgimento del Ragnarok

Dopo il canto dei galli, un violento sisma scuoterà il fusto di Yggdrasill, causando profonde fenditure nella roccia e cancellando intere montagne. A quel punto tutte le catene verranno spezzate: Loki potrà riabbracciare suo figlio Fenrir, il lupo gigante incatenato da Odino, Hel, la regina degli inferi e Jormungand, il serpente che con le sue spire avvolge il mondo, relegato da Thor nelle profondità del mare. Loki guiderà le schiere dei giganti e insieme si imbarcheranno sulla nave chiamata Naglfar, costruita con le unghie dei morti.Dalla spiaggia dei cadaveri Loki porterà il suo esercito presso il luogo dove si scontrerà contro l’esercito di Odino. Fenrir e Jormungand avanzeranno distruggendo e avvelenando tutto ciò che trovano davanti a loro, mentre gli oscuri abitanti di Muspellsheim, i giganti di fuoco, avanzeranno verso Asgard guidati da Surt, il loro sovrano che brandisce un’enorme spada infuocata. Dopo aver fatto crollare Bifrost con il loro peso, i signori della distruzione si raduneranno nella piana di Vigrid, dove aspetteranno l’esercito di Odino. Il padre degli dei, scortato dai guerrieri da lui addestrati nel Walhalla e dagli Ǽsir, sarà il primo a cadere sotto le immense fauci di Fenrir, che a sua volta sarà ucciso da Vidar, figlio di Odino. Thor ucciderà invece il serpente marino Jormungand, ma anche lui cadrà a causa del veleno del mostro. L’ultimo a cadere sarà Heimdallr, il quale ucciderà Loki e vedrà per l’ultima volta il mondo ridotto in macerie. Surt, l’unico rimasto in vita, continuerà a bruciare la terra con la sua spada fiammeggiante e trasformerà i nove mondi in una palla di fuoco, un fuoco catartico che avrà la funzione di purificare l’universo dal male visto durante la battaglia. La Terra precipiterà nel mare bollente e solo il silenzio dominerà su quelli che erano i nove mondi dell’universo Norreno. Torneranno i tempi del Ginnungagap, l’abisso cosmico dal quale vennero creati tutti i mondi.

Un nuovo inizio

ll bene e il male si sono scontrati e insieme hanno trovato la morte. Non vi sono vincitori nel Ragnarok, il fuoco ha il ruolo purificatore necessario per permettere la rinascita. Affinché un nuovo mondo possa nascere, infatti, quello vecchio deve prima essere distrutto. Quando i guerrieri di Odino e Loki saranno morti una nuova, sconfinata Terra emergerà dall’acqua, bella e verde, le aquile voleranno di nuovo e il grano tornerà a maturare in campi che non sono mai stati coltivati prima.Prima del Ragnarok, un uomo e una donna troveranno rifugio nel sacro fusto di Yggdrasill e quando tutto sarà finito, usciranno a vedere il nuovo mondo. Le uniche persone superstiti, un uomo e una donna, hanno nomi che indicano quale sarà la loro missione: si chiamano infatti Lif (che significa vita) e Lifthrasir (che significa colei che scaturisce dalla vita). I due si ciberanno solamente di gocce di rugiada mattutina e popoleranno di nuovo la Terra con una numerosa progenie, diventando i creatori di una nuova stirpe umana.Alcuni Dèi sopravviveranno: Vidar, il figlio di Odino che uccise Fenrir vendicando il padre, suo fratello Vali, i due figli di Thor, Modi e Magni, che erediteranno il martello del padre, Buldur e suo fratello cieco Hodr, che torneranno dal regno dei morti.Con la rinascita del mondo dopo il Ragnarok, l’età d’oro degli Dèi norreni ritornerà.I superstiti si recheranno a Idavoll, la pianura lucente su cui sorgeva precedentemente Asgard e tutti insieme costruiranno lì le loro nuove e splendide dimore. Buldur ritroverà, tra l’erba dei nuovi prati, anche le pedine degli scacchi degli Dèi ormai scomparsi.I nobili guerrieri che avevano combattuto a fianco degli Dèi durante il Ragnarok, morti per il bene dell’umanità, continueranno a vivere nella gioia delle sale di Gimle, la nuova dimora celeste, dove berranno idromele e godranno della beatitudine eterna. Invece, a Nastrond, la spiaggia dei cadaveri, i malvagi soggiorneranno in un’immensa costruzione, priva di qualsiasi bellezza, le cui pareti saranno formate da serpenti che riverseranno il loro veleno nel fiume che scorre attraverso la sala. Tutto tornerà a splendere e a vivere nuovamente, persino il sole. Infatti anche se il lupo Skoll aveva privato il mondo della luce poiché era riuscito a divorare Sol, la bellissima bambina posta a guidare il carro del sole, quest’ultima prima di morire aveva partorito una splendida figlia, che percorrerà nel cielo la stessa via di sua madre, riportando così finalmente la luce e il calore nel nuovo mondo.

Conclusioni

Centinaia di studiosi ed appassionati hanno cercato di dare un’interpretazione a questo strano racconto, che non sembra avere precedenti nella storia dei culti pagani. Questa componente escatologica se ci pensiamo manca totalmente sia nei miti greci che in quelli romani. Non si parla da nessuna parte di fine del mondo, gli dei non si danno battaglia all’ultimo sangue, infatti gli dei dell’Olimpo sono immortali, quindi non c’è la necessità di una narrazione di questo tipo. La maggior parte di questi studiosi delle culture del Nord si sono concentrati sulla possibile interazione tra i racconti degli Edda e quelli dei Vangeli. Effettivamente il Ragnarok sembra avere elementi in comune con l’Apocalisse dell’evangelista Giovanni, in cui si descrive la lotta tra le forze della Bestia e le forze del bene, l’esercito celeste di Dio. Questa ipotesi è corroborata dal fatto che la trascrizione degli Edda è avvenuta in piena epoca cristiana, quando anche le terre selvagge dell’Islanda erano state condotte sotto l’egida del papa di Roma. Per alcuni studiosi infatti l’ottimistica ripresa della vita sulla Terra dopo il Ragnarok non è altro che un’aggiunta fatta da Snorri Sturlunson per rendere più facile il passaggio dalla cultura vichinga a quella cristiana. Per quanto questa ipotesi sia solo congetturale, non si possono negare i tratti simili delle due narrazioni. Una narrazione mitica che si può avvicinare al Ragnarok è il mito induista della battaglia combattuta tra i Pandava e i Kaurava, che anziché svolgersi nel futuro è ambientata nel passato. Probabilmente l’unica cosa nella cultura mediterranea che è lontanamente avvicinabile al Ragnarok è la Gigantomachia, per quanto non si parli di distruzione o di rigenerazione. Forse l’elemento su cui si può ragionare è questo sentimento di rassegnazione nei confronti del Destino, che è ben presente in tutte le parti del Ragnarok. Fa effettivamente riflettere che anche gli Ǽsir e i Vanir, signori dei loro mondi, si flettano in questa maniera verso un destino fatto di morte e sangue. Ma vederla come rassegnazione passiva sarebbe un errore. Odino e Loki sanno benissimo che moriranno in questa sfida, eppure accettano senza discutere di ingaggiare battaglia e di morire sul campo. Forse anche noi uomini del 2020, che ci distinguiamo sempre più per egoismo e individualismo, dovremmo imparare a vedere il mondo un po’ come i protagonisti del Ragnarok, che anziché cercare sotterfugi e mezzucci accettano la sfida, senza se e senza ma, perché si sa che nessuno ha fatto mai la storia con queste due congiunzioni.

Giovanni Trotta