Coppa d’Africa 1982, Ghana forza 4!

La tredicesima edizione della Coppa d’Africa venne ospitata dalla Libia di Gheddafi, che in quegli anni godeva di un grande prestigio dentro e fuori dal continente africano. Le qualificate furono 8 e la Libia, organizzatrice dell’evento, venne qualificata d’ufficio insieme alla Nigeria, campione in carica. La formula ovviamente rimase la stessa e le squadre qualificate vennero inserite nei due classici gironi all’italiana, dai quali si sarebbero avute le semifinaliste. Il primo girone vide la qualificazione della Libia e del Ghana, che scavalcarono non senza sorprese sia il Camerun (che nell’estate dello stesso anno avrebbe fatto vedere i sorci verdi a Zoff e compagni) che la Tunisia. Il secondo girone venne dominato dall’Algeria e dallo Zambia, qualificatesi a spese dell’Etiopia e della strafavorita Nigeria. La prima semifinale tra Ghana e Algeria terminò soltanto ai tempi supplementari e vide prevalere i ghanesi per 3 a 2 sulle volpi del deserto. La seconda semifinale invece venne vinta dalla Libia, che si liberò dello Zambia con un risicato 2 a 1. Il terzo posto se lo aggiudicò lo Zambia, capace di regolare l’Algeria con un secco 2 a 0, la finalissima aveva invece in serbo un’appendice che ancora in Africa non si era mai vista. La finale giocatasi a Tripoli il 19 marzo del 1982 vide di scena Libia e Ghana, una finale che alla fine dei tempi supplementari era ancora inchiodata sull’1 a 1. Di regola la partita si sarebbe dovuta ripetere, ma per la prima volta anche nella Coppa d’Africa vennero introdotti i tiri dal dischetto, la tortura più temuta da ogni amante del gioco del calcio. Alla fine con il risultato di 7 rigori trasformati a 6 vinse il Ghana, che si portò a casa per la quarta volta il prestigioso trofeo continentale. L’edizione tenutasi in Libia fu un grande successo non solo per il Ghana ovviamente, ma anche per il regime di Gheddafi, che riuscì ad organizzare una bellissima edizione del torneo, malgrado il Colonnello avesse già cominciato a risultare antipatico a molti leader occidentali, gli stessi con cui fino a qualche mese prima aveva fatto lautissimi affari…ma questa è politica e a noi piace il Fútbol, quindi non addentriamoci in elucubrazioni che non ci competono.

Coppa d’Africa 1984, largo ai Leoni Indomabili del Camerun!

La quattordicesima edizione del trofeo continentale africano venne ospitata dalla Costa d’Avorio, una nazione che poteva essere presa ad esempio come una delle più stabili e floride dell’intera Africa. La formula rimase la stessa delle precedenti: due gironi da quattro squadre e le prime due classificate a giocarsi le semifinali. Tra le qualificate alle fasi finali bisogna citare il Malawi, Paese poverissimo che per la prima volta riuscì a portare la propria selezione a giocarsi la coppa. Il primo girone venne vinto dall’Egitto e dal Camerun, che ebbero la meglio sul Togo e sulla quotatissima Costa d’Avorio, la squadra organizzatrice del torneo. Il secondo girone invece vide l’affermazione di Nigeria e Algeria, che si misero dietro il piccolo Malawi ma anche la grande potenza Ghana, che tornò mestamente a casa senza ripetere l’exploit di due anni prima. La prima semifinale vide prevalere la Nigeria sull’Egitto soltanto ai calci di rigore, visto che la partita terminò 2 a 2 dopo i supplementari (8 a 7 per la Nigeria il risultato dei tiri dal dischetto). La seconda semifinale tra Camerun e Algeria fu una vera e propria battaglia, giocata più di nervi che di tattica e si concluse soltanto ai calci di rigore, con l’affermazione dei Leoni Indomabili per 5 a 4. La finale tra perdenti venne vinta dall’Algeria con il severo risultato di 3 a 1 sugli egiziani, mentre tutta Abidjan aspettava di vedere la vera finale, quella per il titolo. La finale venne giocata il 18 marzo allo stadio Felix Houphouët-Boigny, intitolato al grande presidente e padre della patria ivoriano. Alla fine a prevalere furono i Leoni Indomabili, che sconfissero la Nigeria per 3 a 1, primo di tanti altri scontri tra due veri e propri squadroni. Il Camerun vinse con merito la Coppa d’Africa e lo fece non solo grazie alla generazione d’oro che schierò nel torneo, ma anche alla guida tecnica di Radivoje Ognjanović, vera leggenda del calcio jugoslavo e giramondo del Fútbol, che in Africa allenò anche la Costa d’Avorio.

Coppa d’Africa 1986, il titolo torna sotto le Piramidi!

La quindicesima edizione del torneo venne affidata all’Egitto, che si presentò non solo come organizzatore ma come uno tra i favoriti alla vittoria finale. Anche per quest’edizione la formula rimase la stessa e a completare la rosa delle qualificate alla fase finale c’era una lietissima sorpresa, un Paese che dopo anni dall’indipendenza riusciva finalmente a mandare la propria selezione a giocarsi la coppa. Stiamo parlando del Mozambico, che nel 1975 aveva raggiunto finalmente l’indipendenza ma da subito aveva conosciuto l’orrore della guerra civile, una guerra sporca, maledetta, tra due movimenti contrapposti e sostenuti dai due blocchi di potere mondiali: il FRELIMO da una parte, sostenuto dall’Urss e il RENAMO, sostenuto dal blocco occidentale. Per tornare alle vicende calcistiche, il primo girone venne dominato dall’Egitto e dalla Costa d’Avorio, che si sbarazzarono del Senegal e dell’inesperto Mozambico. Il secondo girone vide invece l’affermazione del Camerun e del Marocco, che ebbero la meglio sullo Zambia e sull’Algeria. La prima semifinale, tra Camerun e Costa d’Avorio, venne decisa da una rete del mitico per non dire mitologico Roger Milla, probabilmente uno dei più forti giocatori africani della storia del calcio. La seconda semifinale, il derby dell’Africa del Nord tra Egitto e Marocco vide la vittoria degli egiziani con il risultato di 1 a 0. La finalina per il terzo posto venne vinta dalla Costa d’Avorio, che superò il Marocco per 3 a 2, piccola consolazione per gli ivoriani che dovranno rimandare l’appuntamento con la vittoria. La finale tra Camerun ed Egitto si giocò a Il Cairo il 21 marzo del 1986 e fu una vera e propria battaglia: alla fine dei 120’ minuti di gioco lo scontro era ancora sullo 0 a 0, si resero necessari i tiri dal dischetto. Alla fine a spuntarla furono gli egiziani dopo il decisivo errore di André Kana Kiyik, ma il ragazzo avrebbe avuto modo di rifarsi e avrebbe dato un dispiacere (e tanti calci) a Diego Armando Maradona in persona.

Coppa d’Africa 1988, il Camerun sugli scudi.

La sedicesima edizione della Coppa d’Africa venne organizzata dal Marocco, il quale dovette supplire all’improvviso forfait dello Zambia. Anche per questa edizione venne mantenuta la stessa formula per decidere le semifinaliste, cioè due gironi all’italiana e le prime due a qualificarsi per le semifinali. Marocco ed Egitto ovviamente vennero qualificate d’ufficio in quanto squadra organizzatrice e campione in carica, mentre le altre dovettero superare un severo torneo di qualificazione. Il primo girone vide l’affermazione di Marocco e Algeria, a spese di Costa d’Avorio e Zaire, mentre il secondo girone venne dominato dalla Nigeria e dal Camerun, che mandarono a casa rispettivamente Kenya ed Egitto. La prima semifinale tra Nigeria e Algeria venne decisa soltanto ai rigori, infatti la partita dopo i tempi supplementari era finita inchiodata sul 1 a 1. Dopo otto rigori a testa la Nigeria riuscì a spuntarla, anche grazie al tiro dal dischetto tirato da un inaspettato rigorista: il portiere Peter Rufai. La seconda semifinale invece venne vinta di misura dal Camerun sul Marocco per 1 a 0. La finalina per il terzo posto fu un derby del Maghreb tra Algeria e Marocco e fu una vera e propria battaglia: i tempi di gioco finirono sul risultato di 1 a 1 e ai rigori la spuntò l’Algeria, anche grazie alla poca precisione dei tiratori marocchini. La finalissima fu un’altra sfida tra squadroni, Camerun contro Nigeria, due tra le migliori squadre del continente africano. Alla fine la vittoria andò ai Leoni Indomabili, che con il risultato di 1 a 0 maturato in virtù del rigore trasformato da Kundé sconfissero i nigeriani. Fu un grande trionfo per il Camerun, che in questa maniera preparava la strada alla cavalcata dei Leoni Indomabili al Mondiale di Italia ’90, stoppata solo dall’Inghilterra di Lineker e Gascoigne.

Coppa d’Africa 1990, la vittoria delle Volpi del deserto.

La diciassettesima edizione del trofeo continentale africano venne organizzata dall’Algeria e vide la partecipazione delle solite 8 squadre, di cui 2 qualificate d’ufficio, il Camerun come campione in carica e l’Algeria come squadra ospitante. Questa edizione visse fin dall’inizio un momento di grande incertezza: infatti l’Egitto minacciò di non prendere parte alla competizione a causa di alcune intimidazioni ricevute a seguito dell’incontro tra Egitto e Algeria valido per le qualificazioni ai Mondiali del ’90 e dopo essere stato sorteggiato nello stesso girone dell’Algeria. Dopo qualche tempo l’Egitto venne convinto a giocare la competizione, ma la Federcalcio egiziana decise di mandare una selezione di giovanissimi piuttosto che la nazionale titolare. Il primo girone venne dominato dall’Algeria e dalla Nigeria, che riuscì a qualificarsi malgrado la “manita” ricevuta dagli algerini nella prima partita dei gironi. Il secondo girone invece vide l’affermazione di Zambia e Senegal, che si misero dietro le spalle sia il Kenya che i Leoni Indomabili del Camerun. La prima semifinale venne vinta dalla Nigeria sullo Zambia con il risultato di 2 a 0, mentre la seconda semifinale tra Algeria e Senegal vide prevalere le Volpi del deserto con il risultato di 2 a 1. La finalina per il terzo posto fu conquistata dallo Zambia grazie alla vittoria di misura ottenuta sul Senegal (1 a 0), mentre la finale per il primo posto vide finalmente l’affermazione dell’Algeria. La finale giocata ad Algeri il 16 marzo del 1990 tra Algeria e Nigeria venne decisa da un gol di Cherif Oudjani, attaccante all’epoca in forza al Sochaux. L’Algeria riuscì a portare a casa il prestigioso trofeo per la prima volta nella sua storia e fu davvero un trionfo per una nazionale che durante gli anni ottanta aveva mostrato al mondo tanti giocatori validissimi, talenti cristallini che avrebbero fatto vedere le proprie doti anche in Europa.

Un decennio da incorniciare

Gli anni ’80 furono per il calcio africano una vera e propria cesura storica, un momento in cui i calciatori provenienti dal Continente Nero persero il loro status di calciatori “alla buona”, per assumerne un altro totalmente diverso, che li rese uguali a tutti gli altri calciatori del mondo. Dal 1980 fino ai tempi più recenti il calcio africano conobbe un progresso sempre più veloce, facendo da una parte conoscere al mondo dei talenti purissimi, ma dall’altra parte ha creato una vera e propria spoliazione di giovani ragazzi, che spesso per legittima ambizione preferirono abbracciare altre nazionalità piuttosto che accettare le convocazioni dei propri Paesi di nascita (pensiamo ai giocatori di origine africana nella nazionale francese o belga). Gli anni ’80 videro la creazione di una progenie di fenomeni anche grazie all’apparente stabilità degli stati africani, ma fosche nubi si addensavano sui soleggiati soli delle grandi metropoli del continente nero. Ben presto la fine della Guerra Fredda avrebbe provocato in Africa fenomeni che ancora non si erano visti come il tribalismo e addirittura il genocidio, altri che purtroppo non erano nuovi come le malattie (si pensi alle ondate di Ebola in Africa Sub-Sahariana) e le carestie (si pensi al Sudan e all’intero Corno d’Africa). Ma fortunatamente il Fútbol non soffre di questi malanni, come perfetta arma di distrazione di massa aiuta ad anestetizzare i dolori che gli africani patiscono giornalmente e anzi li fa sorridere, come del resto fa con tutti coloro che sorridono vedendo un pallone rotolare sull’erba. Gli anni ’80 furono il punto di partenza verso la gloria, gli anni ’90 saranno la bellezza assoluta per il calcio africano. Il meglio deve ancora venire e ci saranno tanti altri campioni di cui parlare e di cui innamorarsi.