«’Ncrocca ‘ncrocca jiritìallu, ‘ccu ‘lla pace e ‘ccu ‘ll’aniallu, e ‘l’aniallu a mare a mare, fhatte ‘u cuntu ca simu cumàre; cummàri simu e cummàri restàmu; si avimu na pàssula na spartimu e si no, n’assulicchiamu; cummàri simu e cummàri restamu; tè ssù jure, tè ssù jure, ca te manda lu Signure; u Signure te l’ha mandatu, chi te sia raccomandatu; tè ssù jure, tè ssù jure, ca San Giuànni ti l’ha mandatu, chi te sia raccomandatu, cummàri simu e cummàri restamu.» 1, 2

Rituali, prodigi, responsi nei modi più diversi, legami di comparatico, magare e raccolte di erbe dai poteri magici sono i protagonisti della notte a cavallo tra il 23 e il 24 Giugno, la notte dei fuochi di mezz’estate, la notte degli incantesimi, il “Natale d’estate” o meglio, la notte di San Giovanni.

Un momento celebrativo cruciale nella storia dell’antropologia umana che trova il suo scenario non solo nel Mezzogiorno d’Italia, ma in tutto il continente Europeo, Nord Africano e nell’area

mediterranea dell’Asia Occidentale.

La partecipazione collettiva dei popoli in una data simbolo, commemorata con azioni mistico- sacramentali.

«Festa della mietitura e del solstizio, essa lo era pure dell’amore e del matrimonio, nonché di molti mestieri e corporazioni».3

Così, i riti di mezz’estate alternano il loro svolgimento tra l’accensione dei falò, bagni purificatori, raccolta di erbe dal potere magico, tutte azioni legate alla fertilità della terra, degli animali e degli esseri umani. Una sorta di festa annuale dell’amore, così intesa dai latini, che va a collocarsi in un momento particolare del vissuto di quell’essere umano stretto alla natura del proprio luogo, quella del solstizio d’estate.

«Il solstizio d’estate, o giorno di mezz’estate, è il punto culminante del viaggio del sole, quando dopo esser salito ogni giorno più alto nel cielo il gran luminare si ferma e d’allora in poi ritorna sui suoi passi giù per la strada celeste»4

Ecco avvenire l’invocazione della luce ardente che non deve perire, il suo viaggio si accompagna con fuochi, falò e cerchi di luce tutto atto a sostenere l’astro ardente. Un rito di morte e resurrezione, di fertilità e purificazione, tutto si compie in quella notte dove le forze avverse che vivono nel buio potrebbero approfittare della mancanza di luce per compiere i loro sortilegi.

Alla vigilia del 23 Giugno, si intrecciano ghirlande di piante e fiori in modo da celebrare la ciclicità del tempo, si attaccano ai soffitti per avere responso e previsioni del prossimo futuro, si gettano sui tetti per eliminare ogni stregoneria. Uomini e donne entrano in contatto con forze superiori, prodigi e meraviglie, occorre approfittare di questa notte magica per proteggere e migliorare la feritilità, come dei campi e degli animali allevati anche quella delle donne. Notte di unione, celebrata con la pianta simobolo di questo giorno, l’iperico (Hypericum perforatum L.) l’erba scacciadiavoli, data l’importanza in questo particolare giorno verrà soprannominata: l’erba di San Giovanni. Pianta dalle proprietà benefiche, appesa agli usci delle porte delle abitazioni, ai portoni delle stalle e all’ingresso degli orti per scongiurare ogni male, o stretta nelle mani di chi, in quella notte vuole celebrare un legame di comparatico, un fidanzamento, un rito di purificazione.

«Il comparatico, contratto anche in questo modo poco serio, è ritenuto come vincolo sacro per tutta la vita e tra i due che portano il titolo di compari, si evitano le discordie di qualunque natura, appunto perchè c’è il S. Giovanni nel mezzo».5

Nel tempo il sacro riflette il suo imperaturo potere soprannaturale, così il Giano bifronte custode delle porte della Roma Imperiale trasla il suo nome Janus nella forma cristianizzata di Joannes lasciando le porti dei solstizi al Giovanni Battista (nel solstizio d’estate) e al Giovanni Evangelista (quello d’Inverno).

«Una porta così custodita si poteva chiamare janua foris, cioè una porta di Giano, e il termine potè, col tempo, abbreviarsi in janua sottintendendo foris».6

La notte di San Giovanni è la festa del cambiamento e della trasformazione. Una celebrazione antica dedita al creato in tutte le sue forme, i fiori come i fuochi ritenuti in grado di conferire a donne, uomini, animali, case e terreni lo stesso splendore e le stesse energie del calore del sole.

«A nostro avviso, l’istituzione della festa del Corpus Domini, che il calendario colloca nei dintorni fin quasi a coincidere col san Giovanni, ha avuto, da questo punto di vista, un effetto

determinante». 7

Un rito che porta dentro il significato vero del folklore «concezione del mondo e della vita»,8 una tradizione che dal paganesimo al cristianesimo non è stata mai ridimensionata, non è mai caduta di uso, si è solo mutato quel significato referenziale che oggi la coscienza dell’essere umano contemporaneo, ostenta a ritrovare, nella ceca e dolente realtà storica antropocentrica, quello del lodare e rendere grazie al creato che lo circonda.

foto: benessere erboristico

Francesco Marino – Erborista, Cultore dell’Etnobotanica, www.benessererboristico.it

Bibliografia

Frazer, J. G. 1973. Il ramo d’oro. Torino: Boringhieri, V, pp. 261, 961. Galasso G. 2009, L’altra Europa, Guida Editori, pp. 146 – 147.

Gramsci A. 1975, Quaderno 27, vol. III, p. 2311

Lupia C. et Lupia R. 2013, – Etnobotanica: piante e tradizioni popolari di Calabria, -Viaggio alla scoperta di antichi saperi intorno al mondo delle piante, -Grafi.co S.r.l. p. 136-137.

Rivera A. 1988, Il mago, il santo, la morte, la festa: forme religiose nella cultura popolare, EDIZIONI DEDALO, p. 157.


1Lupia C. et Lupia R. 2013, – Etnobotanica: piante e tradizioni popolari di Calabria, -Viaggio alla scoperta di antichi saperi intorno al mondo delle piante, -Grafi.co S.r.l. p. 136-137.

2(Trad.: Annoda annoda il mignolo, con la pace e con l’anello, e l’anello da mare a mare, da ora in poi siamo commari; commari siamo e commari restiamo; se abbiamo un acino di uvetta lo dividiamo e se non c’è nessun problema, ci fermiamo a prendere il sole insieme; commari siamo e cummari restiamo; prendi questo fiore, prendi questo fiore, che ti ha mandato Dio; che ti ha mandato Dio per la tua protezione; prendi questo fiore, prendi questo fiore, che ti ha mandato San Giovanni per la tua protezione, commari siamo e commari restiamo).

3Galasso G. 2009, L’altra Europa, Guida Editori, p. 146.

4cfr.Frazer, J. G. 1973. Il ramo d’oro. Torino: Boringhieri, V, p. 961

5Rivera A. 1988, Il mago, il santo, la morte, la festa: forme religiose nella cultura popolare, EDIZIONI DEDALO, p. 157.

6cfr.Frazer, J. G. 1973. Il ramo d’oro. Torino: Boringhieri, V, p. 261.

7Galasso G. 2009, L’altra Europa, Guida Editori, p. 146, 147.

8Gramsci A. 1975, Quaderno 27, vol. III, p. 2311