Svezia 1958

Archiviato il Mondiale del 1954 con le solite polemiche e gli altrettanto noti veleni, la Fifa assegnò l’edizione del 1958 ad una nazione che negli ultimi anni aveva prodotto una grande schiera di talenti (Nordhal, Mellberg, Liedholm…solo per citarne alcuni) ma non era riuscita a raccogliere i frutti di questo impegno profuso. La Svezia tra il ’48 (anno della vittoria dell’oro olimpico nel calcio) e il ’58, visse quella che gli appassionati di calcio chiamarono “l’età dell’oro del calcio svedese”, peccato però che la meglio gioventù scandinava andò a sbattere contro il Brasile, una squadra che finalmente si era levata di dosso tutte quelle incertezze e che finalmente in quel Mondiale decise di prendersi ciò che gli spettava di diritto, con buona pace delle altre squadre che non poterono fare altro che applaudire i carioca. Il Mondiale che stava per iniziare vide la partecipazione di tutte le nazioni facenti parte del Regno Unito (Inghilterra, Nord Irlanda, Galles e Scozia, di cui Irlanda e Galles alla prima qualificazione), la prima partecipazione dell’Unione Sovietica, ma per la prima volta non schierò alla griglia di partenza la nazionale italiana, che in quegli anni viveva un momento di profonda crisi.

Lo psicodramma della nazionale italiana

Quando a fine ’56 vennero decisi i vari gironi di qualificazione al Mondiale svedese, l’Italia fu ben contenta di trovarsi in un gironcino da 3 formato da Portogallo e Irlanda del Nord. L’Italia era infatti una nazionale che, come abbiamo già detto, aveva avuto qualche problema di ricambio generazionale e di eccessiva presenza degli oriundi, ma era sempre e comunque una squadra di tutto rispetto che non avrebbe dovuto avere problemi contro due formazioni di parecchio inferiori. Eppure, come spesso accade, non sempre la più forte o la più blasonata ottiene i risultati migliori. Nella prima partita di qualificazione, a fine aprile ’57, l’Italia vinse 1 a 0 contro l’Irlanda del Nord, ma un mese dopo subì una dura sconfitta contro i Lusitani che si imposero a Lisbona per 3 a 0. A dicembre dello stesso anno l’Italia ripagò con la stessa moneta i portoghesi; infatti, gli Azzurri vinsero per 3 a 0, rimettendo tutto in gioco in attesa della sfida finale contro l’Irlanda del Nord. Fu in questo momento che la faccenda divenne tragica, infatti l’ultima partita, praticamente lo spareggio tra Irlanda e Italia si giocò a metà gennaio del ’58 a Belfast, capitale dell’Ulster. La gara avrebbe dovuto disputarsi il dicembre ’57, ma la partita non venne mai giocata a causa del mancato arrivo della terna arbitrale, bloccata all’aeroporto di Londra a causa di una fitta nebbia. Il contestuale rifiuto degli italiani di giocare diretta da una terna arbitrale locale e degli irlandesi di giocare dopo 24 ore costrinse le due squadre a disputare lo spareggio a distanza di un mese, mentre tra le due squadre che ormai erano già praticamente schierate in campo andò in scena una bella amichevole che terminò con il punteggio di 2 a 2. La partita si giocò il 15 gennaio dell’anno dopo e alla fine vinsero i verdi nordirlandesi per 2 a 1, che approdarono per la prima volta ad un Mondiale. Paradossalmente, se l’Italia avesse acconsentito di giocare con la terna arbitrale locale e se il risultato dell’amichevole fosse stato recepito dalla Fifa come partita ufficiale ai Mondiali sarebbe andata l’Italia. Fatto sta che al loro ritorno la squadra e i vertici vennero accolti con freddezza all’aeroporto, ma possiamo garantirvi che qualche anno dopo la freddezza avrebbe lasciato il posto alle uova marce e ai pomodori maturi.

L’andamento dei gironi   

La formula del torneo rimase la stessa del precedente Mondiale, quindi 16 squadre qualificate, due di diritto in quanto organizzatrice e detentrice del trofeo (Svezia e Germania Ovest) e le altre 14 decise dai gironi di qualificazione. Si vennero a formare 4 gironi all’italiana da 4 squadre ciascuno e le prime due avrebbero staccato il ticket per i quarti, ma in caso di parità tra le seconde ci sarebbe stato uno spareggio in gara secca. Il primo girone venne composto da Germania Ovest, Cecoslovacchia, Irlanda del Nord e Argentina. La prima partita tra Germania Ovest e Argentina si concluse con il risultato di 3 a 1 per i tedeschi, con le reti di Rahn (x2) e Seeler, mentre per l’Albiceleste segnò Corbatta. La sfida tra Irlanda del Nord e Cecoslovacchia venne vinta di misura dagli irlandesi 1 a 0 grazie al gol di Cush. Nella terza partita del girone l’Argentina rialzò la testa sconfiggendo l’Ulster per 3 a 1 con le reti di Corbatta, Avio e Menendez, mentre il gol della bandiera degli irlandesi venne segnato da Mcparland. La Germania pareggiò contro la Cecoslovacchia 2 a 2 con i gol di Schafer e Rahn, mentre per i cechi segnarono Dvorak e Zikan. La Germania Ovest impattò in un altro pareggio contro i nordirlandesi, maturato grazie alle reti di Seeler e Rahn, mentre per i britannici segnò il solito Mcparland. Nell’ultima partita del girone la Cecoslovacchia giocò a tennis contro l’Argentina, che venne umiliata con il risultato di 6 a 1, maturato grazie alle reti di Zikan (x2), Hovorka (x2), Dvorak e Feuresl, mentre per gli argentini segnò Corbatta. Alla fine del girone solo la Germania Ovest era sicura del posto nei quarti, si rese necessario lo spareggio tra Cecoslovacchia e Irlanda del Nord, che venne vinto a sorpresa dai britannici, che batterono i cecoslovacchi per 2 a 1 ma solo ai tempi supplementari. Le reti vennero segnate da Mcparland (x2), mentre per gli sconfitti segnò Zikan.

Il secondo girone che si venne a formare aveva come protagoniste Francia, Scozia, Jugoslavia e Paraguay. La prima partita fu un incubo per i sudamericani che vennero travolti dalla Francia per 7 a 3, con grande mattatore Just Fontaine, attaccante francese nato a Casablanca che diventerà capocannoniere del torneo con ben 13 centri. Le reti francesi vennero marcate da Fontaine (x3), Kopa, Vincent, Piantoni e Wisnieski. La Jugoslavia venne invece fermata sull’1 a 1 dalla Scozia, con le reti per gli slavi di Petakovic mentre per i britannici segnò Murray. La partita più importante del girone, lo scontro tra slavi e transalpini, terminò 3 a 2 per i ragazzi di Tito, grazie alle reti di Veselinovic (x2) e Petakovic, mentre per i francesi segnò Fontaine (x2). Il Paraguay nella seconda partita si tolse la soddisfazione di battere gli scozzesi per 3 a 2, con le reti di Aguero, Re e Parodi, mentre per gli scozzesi andarono a segno Mudie e Collins. La Francia sconfisse a sua volta la Scozia 2 a 1, mandando a segno Piantoni e Fontaine, mentre per gli scozzesi segnò Baird. Nell’ultima partita del girone Jugoslavia e Paraguay si divertirono giocando a viso aperto e pareggiando 3 a 3, per gli slavi segnarono Rajkov, Veselinovic e Ognjanović, mentre per i sudamericani segnarono Romero, Parodi e Aguero. Alla fine a passare ai quarti di finale furono Francia e Jugoslavia, che fecero il pieno di gol fatti e di autostima in vista dei quarti.

Il terzo girone venne formato da Galles, Svezia, Ungheria e Messico. L’esordio della formazione organizzatrice fu fortunato, infatti sconfissero il Messico per 3 a 0 con reti di Liedholm e Simonsson (x2). L’Ungheria invece pareggiò con il Galles per 1 a 1, con le reti di Bozsik e Charles, il formidabile puntero della Juventus. La Svezia vinse contro l’Ungheria 2 a 1, gol realizzati da Hamrin (x2) e Tichy per i magiari, mentre Messico e Galles pareggiarono 1 a 1 con le reti marcate da Allchurch e Belmonte. L’ultima partita Svezia e Galles pareggiarono 0 a 0, mentre l’Ungheria si sbarazzò dei messicani con il rotondo risultato di 4 a 0, maturato grazie alle marcature di Sandor, Bencsics e Tichy (x2). Si rese necessario lo spareggio tra Galles e Ungheria, visto che la Svezia era passata prima in questo girone. Lo spareggio venne vinto a sorpresa dai gallesi per 2 a 1 (reti di Allchurch e Medwin, mentre per i magiari segnò il solito Tichy), facendo scivolare all’inferno i magiari, che solo quattro anni prima avevano sfiorato la vittoria della Coppa Rimet.

Il quarto girone venne definito il girone di ferro ed era costituito da Brasile, Urss, Inghilterra e Austria. Nella prima partita il Brasile sconfisse l’Austria per 3 a 0, reti di Altafini (x2) e Nilton Santos, mentre Urss e Inghilterra pareggiarono 2 a 2 con reti di Kevan e Finney, mentre per i sovietici segnarono Simonyan e Aleksandr Ivanov. Nella seconda partita Brasile e Inghilterra impattarono in uno scialbo 0 a 0, mentre l’Urss vinse 2 a 0 contro l’Austria grazie alle reti di Aleksandr Ivanov e Valentin Ivanov. Nella terza partita il Brasile vinse contro i sovietici per 2 a 0 grazie alla doppietta di Vavà, mentre Inghilterra e Austria si divisero la posta pareggiando 2 a 2, con le reti di Kevan e Haynes per i britannici, invece per gli austriaci segnarono Koller e Körner. Lo spareggio tra Urss e Inghilterra venne vinto dai sovietici per 1 a 0 grazie alla rete di Ilyin, che spedì nuovamente a casa i Maestri del Fútbol, che dopo tante batoste ormai erano diventati i polli del Fútbol. Ai quarti approdarono il Brasile e l’esordiente Urss, che finalmente mostrava al mondo le proprie qualità sportive.

I quarti di finale

I quarti di finale si giocarono tutti in contemporanea, il 19 giugno alle ore 19. Il primo quarto mise di fronte la Francia all’Irlanda del Nord che questa volta si arrese alle falcate di Fontaine. I transalpini vinsero infatti 4 a 0 con reti di Fontaine (x2), Wisnieski e Piantoni. La Svezia padrona di casa si impose per 2 a 0 contro l’Urss (reti di Simonsson e Hamrin), che non poté far altro che arrendersi ai padroni di casa e alla loro forza. La Germania Ovest si liberò di misura della Jugoslavia grazie alla rete di Rahn, rete che contribuì a rendere ancora più lungo il digiuno della nazionale di Tito, che continuava a rimanere ai margini del calcio mondiale malgrado i tanti talenti espressi in quegli anni. Il Brasile affrontò invece il Galles e per avere ragione di Charles e compagni l’allenatore del Brasile schierò finalmente in campo un ragazzino di neanche 17 anni di nome Edson Arandes do Nascimiento, colui che di lì a poco sarà conosciuto da tutti con il nome di Pelé. Grazie alla rete segnata da questo ragazzino il Brasile portò a casa la vittoria e proseguì il cammino nelle semifinali. La partita contro il Galles segnò la consacrazione di questo ragazzino magro ma determinato, che si prese sulle spalle l’intera Seleçao e la portò, come vedremo tra poco, fino alla conquista del trofeo più ambito. 

Le semifinali e la finale tra le sconfitte

Anche le semifinali si giocarono in contemporanea e precisamente il 24 giugno. Le due semifinali, Francia contro Brasile e Germania Ovest contro Svezia, vennero seguite da migliaia di persone che si assieparono sulle tribune degli stadi svedesi, mentre il tiepido sole scandinavo illuminava i prati erbosi. La prima semifinale tra Francia e Brasile venne stravinta dai Carioca, che si sbarazzarono per 5 a 2 dei transalpini. I gol vennero segnati per il Brasile da Vavà, Didì e la tripletta del giovanissimo Pelé, mentre per i francesi segnarono Piantoni e Fontaine. La seconda semifinale arrise invece agli svedesi, che un po’ a sorpresa vinsero per 3 a 1 contro i campioni della precedente edizione. Per gli svedesi segnarono Hamrin, Skoglund e Gren, mentre il gol della bandiera dei tedeschi lo segnò Schafer. Per i tedeschi fu una bruciante delusione, infatti non credevano di poter perdere contro un avversario che era tante volte più debole di loro. Eppure come abbiamo visto altre volte in questo excursus storico sul Fútbol mondiale, non sempre vince la più forte, ringraziando il Cielo, altrimenti sai che noia! Il 28 giugno si giocò la finale di consolazione tra le due deluse delle semifinali e c’è da dire che i tedeschi avrebbero dovuto ingurgitare ancora una buona dose di veleno, visto che i francesi li schiantarono con il risultato di 6 a 3. Per i francesi segnarono Fontaine (x4), Kopa e Douis, mentre per i tedeschi segnarono Rahn, Schafer e Cieslarczyk. Fino al 1994, quando al Mondiale degli Usa il russo Oleg Salenko segnò 5 gol contro il Camerun di Milla, il poker messo a segno da Fontaine rimase il record di gol fatti in una sola partita dei Mondiali da un solo calciatore.

La finalissima

La partita conclusiva della competizione si giocò il 29 giugno alle ore 15 presso il Rasundastadion di Stoccolma. La gara si giocò per i primi minuti sotto la pioggia, come aveva sperato del resto il CT della Svezia George Reynor, per limitare la mobilità delle ali carioca. L’inizio della Svezia fu fulmineo, infatti dopo 4’ Liedholm segnò con un tiro da fuori area, ma dopo appena 6’ Vavà riequilibrò il risultato sfruttando una buona combinazione tra Pelé e Garrincha. La Svezia continuò a giocare in maniera attenta fino al 32’, quando Garrincha sfuggì ancora una volta alla marcatura del terzino scandinavo e offrì un assist al bacio nuovamente per Vavà, che così segnò la sua personale doppietta. Si andò così al riposo con il Brasile in vantaggio ma con la partita ancora in bilico. Nel secondo tempo si scatenò il ragazzino terribile con il soprannome che ricordava la brezza del mare: infatti al 55’ Pelé realizzò uno dei gol più belli di tutta la storia dei Mondiali: ricevette un pallone in area, saltò con un pallonetto (un sombrero, come venne chiamato dai giornalisti sportivi brasiliani) lo stopper e fulminò il portiere scandinavo con un preciso tiro al volo. Al 68’ fu Zagallo a trovare la rete approfittando di una corta respinta del portiere Svensson e a chiudere virtualmente la contesa. Con un sussulto d’orgoglio, la Svezia all’80’ minuto segnò la seconda rete con Simonsson ma allo scadere fu Pelé a chiudere i conti sul 5 a 2 per i brasiliani con un preciso colpo di testa. A fine partita, la formazione carioca fece un giro di campo con due enormi bandiere, una del Brasile e una della Svezia, raccogliendo applausi di approvazione da tutta la tribuna, che applaudiva sportivamente ai nuovi campioni del Mondo.

Il momento del Brasile

Con la vittoria della nazionale brasiliana cominciò il periodo di strapotere dei Carioca, un ciclo che durò fino al 1970. Dal 1958 al 1970 il Brasile vinse 3 Mondiali (’58, ’62 e ’70), mentre nel ’66 venne eliminato al primo turno, anche se vi è da dire che nel Mondiale inglese Pelé si infortunò quasi subito e non poté dare un grande contributo alla sua nazionale. La selezione brasiliana, grazie al contributo del grandissimo ct Feola, riuscì finalmente a dare una struttura diversa alla sua squadra ma senza snaturare la vera indole del gioco Carioca. L’allenatore brasiliano, discendente di una famiglia della provincia salernitana ed emigrata in Brasile ad inizio ‘900, adattò il modulo di gioco dell’Ungheria (il famoso 4-2-4) ai suoi calciatori, dandogli la possibilità di usare tutto il loro potenziale di tecnica, fantasia e velocità, ma in un contesto estremamente ordinato. La grande impresa di Feola non fu tanto quella di vincere il Mondiale; infatti, i giocatori che aveva a disposizione erano sicuramente i migliori su cui poteva contare, ma quella di riuscire a “imbrigliare” la sregolatezza carioca in un contesto che potremmo definire quasi europeo. Da quel Mondiale in poi la Seleçao sarà una presenza fissa nel calcio che conta, tanto che arriverà a vincere ben 5 titoli di Campione del Mondo…ma questa è un’altra storia amici miei, e se vorrete ascoltarla io sarò qui a raccontarvela.

Giovanni Trotta