I mostri marini sono creature terrificanti ma sempre presenti nel pensiero dell’uomo, che dall’alba dei tempi cerca di spiegare tramite miti e leggende cosa nascondevano le profondità del mare. L’idea di una creatura mitologica, che vive in mare e terrorizza i marinai, ha stimolato la fantasia degli scrittori, che l’hanno rappresentata in maniere sempre più audaci e legandole a miti antichi. In questo modo si sono originate storie incentrate su strani animali, tutti generalmente molto aggressivi e mostruosi, che escono dai flutti per ingoiare intere navi e scatenare il panico anche tra gli eroi più coraggiosi. Nella letteratura questi animali rappresentano la violenza cieca della natura, verso cui l’uomo appare impotente, incapace di porvi anche solo una flebile resistenza. I mostri di cui parleremo oggi fanno parte di varie culture ma hanno comunque un denominatore comune: la loro straordinaria forza che spesso le ha fatte assimilare a delle divinità.  

Il Leviatano, il mostro marino creato da Dio

La Bibbia è una miniera di racconti ed informazioni, per chi ovviamente ha la pazienza di cercarle. Così come altre opere letterarie partorite dalla mente degli uomini, anche nelle Sacre Scritture abbiamo una creatura mostruosa che abita le profondità del mare. La parola “Leviatano” in ebraico fa riferimento ad un qualcosa di contorto, di avvolto e sta ad indicare una creatura acquatica citata in varie parti dell’Antico Testamento. È citata nei Salmi (104:25–26):”Ecco il mare spazioso e vasto/Lì guizzano senza numero animali piccoli e grandi/Lo solcano le navi, il Leviathan che hai plasmato/Perché in esso si diverta”. E nei libri di Giobbe e del profeta Isaia, i quali mettono l’accento sulla forza di quest’animale e sul fatto che solo Dio, nella sua infinita potenza, sia in grado di dominarlo. Gli storici delle religioni vedono nel Leviatano un prestito tratto dal folklore e dalla religione babilonese, più precisamente dalla dea Tiamat, destinata ad essere soggiogata solo da Marduk, il re degli dei. Secondo altri commentatori della Bibbia, il Leviatano dovrebbe essere una specie di coccodrillo, visto anche la somiglianza con il dio egizio Sobek, rappresentato per l’appunto come un coccodrillo. Secondo altri studiosi il Leviatano si può assimilare al Plesiosauro, un ittiosauro di circa 20 metri di lunghezza, ma sembra difficile credere che un uomo abbia potuto mai incontrare uno di questi rettili marini.Per concludere, potremmo dire che il Leviatano era una creatura pericolosa che faceva fuggire a gambe levate anche i guerrieri più esperti. Il Leviatano non è un mito ma piuttosto una creatura marina reale, soggetta solo al suo Creatore, che alla fine dei tempi lo offrirà in pasto agli uomini, insieme alle carni del Behemot e del Ziz.  

Scilla e Cariddi, i mostri dello Stretto

Scilla, secondo la mitologia greca, era figlia di Zeus e di Ecate, la dea protettrice degli spiriti malvagi e dei fantasmi. Secondo il mito “ufficiale”, Scilla era una bellissima ninfa dagli occhi azzurri che viveva sulle coste calabre ed era solita andare a Zancle a fare il bagno. Un giorno Glauco, il dio pescatore mezzo uomo e mezzo pesce, la vide uscire dall’acque e se ne innamorò immediatamente. La povera Scilla, vedendo questa creatura mostruosa, scappò senza voltarsi, mentre Glauco cercò aiuto da Circe, la famosa maga che irretì anche l’astuto Ulisse. Circe cercò di convincere Glauco a rimanere con lei, ma il dio pescatore rifiutò l’offerta. Circe allora si vendicò, versando un filtro malefico nelle acque che bagnano Zancle. La povera ninfa, dopo essersi immersa, si vide trasformata in un mostro enorme ed altissimo con sei teste di cane lungo il girovita, un busto enorme e delle gambe serpentine lunghissime. Scilla si buttò nelle profondità del mare e prese dimora nella cavità di uno scoglio, proprio di fronte a dove viveva Cariddi. Quest’ultima era invece una naiade, una delle ninfe che custodisce le acque dolci, famosa per le sue rapine e la sua voracità. Cariddi era figlia di Poseidone e Gea, e venne mutata in mostro dopo aver rubato e mangiato alcuni dei buoi sacri a Gerione. Zeus la rese simile ad una gigantesca lampreda, con svariate fila di denti ed un appetito inesauribile. Cariddi ingoiava qualunque cosa si avvicinasse alla sua bocca, e poi sputava l’acqua che finiva per causare dei terribili gorghi. Ulisse preferì affrontare Scilla piuttosto che Cariddi e malgrado questo per poco non finì lo stesso nelle fauci del terribile mostro. Nel linguaggio quotidiano dei greci, cadere nelle fauci di Scilla per evitare Cariddi significava pressappoco finire dalla padella alla brace, visto la terribile indole dei due mostri.

Lo Jormungand, l’avversario di Thor

Anche la mitologia Norrena, propria dei popoli del Nord, ha i propri mostri. Nel novero delle creature marine troviamo lo Jormungand, una specie di serpente-drago marino privo di zampe ma dalla straordinaria lunghezza, capace di avvolgere con il suo corpo l’intero pianeta. Lo Jormungand nacque dall’unione tra il dio Loki, il re degli inganni, e la gigantessa Angrbooa (il cui nome significa presagio di sventura). Oltre al mostro marino, nacquero anche il lupo Fenrir e la regina dei morti Hel. Jormungand era, come abbiamo detto, un serpente marino dalla straordinaria lunghezza e dal veleno micidiale. Quest’ultimo, insieme alla sorella e al fratello, vennero cresciuti nello Jotunheimr, la terra dei Giganti, dove si svilupparono per forza ed astuzia. Odino, il padre di tutti gli dei Norreni, venne a conoscenza della progenie di Loki, e temendo guai seri li fece portare al suo cospetto, in modo da decidere che fine far fare a queste pericolosissime creature. Jormungand venne quindi scaraventato nel mare da Thor, il dio del tuono, che da allora diventò il nemico giurato del serpente marino. Thor si scontrò un’altra volta con Jormungand quando andò a far visita, insieme al dio Tyr (che possiamo assimilare al dio Marte, quindi dio della guerra) al gigante Hymir, suo padre. Thor riuscì a pescare il serpente malefico, ma venne salvato da Tyr, il quale terrorizzato tagliò la lenza con cui era stato pescato Jormungand. Alla fine dei tempi, quando ci sarà la battaglia finale tra gli dei benigni e quelli maligni (il Ragnarok), Jormungand uscirà dall’acqua e contaminerà il mondo con il suo tremendo veleno. Allora Thor riuscirà ad ucciderlo, ma cadrà anche lui, avvelenato del serpente marino. Per tanti studiosi di tradizioni nordiche, la lotta tra Jormungand e Thor è stata influenzata dall’Apocalisse di Giovanni, e precisamente dall’avvento della Bestia del mare, anche se le due creature sono molto differenti tra di loro.

Il Kraken, il calamaro gigante

Tra i mostri marini più interessanti vi è sicuramente il Kraken, una specie di gigantesco calamaro o piovra che con i suoi tentacoli è capace di avvolgere una nave in un terribile abbraccio di morte. Il termine “Kraken” deriva dal norvegese e dovrebbe significare “albero contorto”, ad indicare i tentacoli del cefalopode che lo farebbero assomigliare ad un albero spoglio. Le prime notizie del Kraken le abbiamo fin dal XVI secolo, con i racconti di Olao Magno, che però tuttavia non cita mai il nome, ma solo genericamente un mostro marino. Nel XVIII secolo invece il vescovo danese Pontoppidan parlò per la prima volta di un mostro dalle dimensioni abnormi, che affondò numerose navi da pesca norvegesi ed islandesi. Questo animale venne studiato dal Linneo, il grande naturalista del Settecento, il quale sotto la macro area dei cefalopodi citò anche il Kraken, che dovrebbe vivere nei mari della Scandinavia, tuttavia lo stesso naturalista affermò candidamente di non aver mai visto un animale simile. Gli avvistamenti del Kraken continuarono fino ai giorni nostri, lasciando sempre un’aura di leggenda e paura tra pescatori e naviganti, ma nella seconda metà del XX secolo vennero recuperate delle carcasse di calamari giganti, dalla lunghezza media di circa 15 metri. Successivi studi dimostrarono che almeno una parte di avvistamenti di Kraken non furono delle bufale, ma probabilmente i marinai videro alcuni di questi giganteschi cefalopodi, i quali essendo di dimensioni spaventose, alimentarono leggende e racconti di mostri marini. Il Kraken è probabilmente, tra tutti i mostri passati in rassegna nell’articolo, l’unico con cui si può legittimamente provare a dare una spiegazione naturalistica e non solo antropologica.

I mostri marini come metafora dello sconosciuto

Le figure dei mostri marini sono da sempre presenti nell’immaginario collettivo. L’idea di una creatura mitologica, che popola i mari ed incute timore ai marinai, ha stuzzicato la fantasia degli scrittori che, per rappresentarla, hanno iniziato a servirsi di espedienti sempre più audaci e legati ad antiche credenze.Essi hanno dato così origine ad una tipologia di racconto piuttosto comune, incentrato su un animale mostruoso che vive nel mare e semina il terrore.L’archetipo del mostro marino che ingoia l’eroe è presente, ad esempio, anche nella letteratura per bambini. Pensiamo per esempio a Pinocchio o a Il soldatino di stagno. Lì l’isolamento nel ventre del pesce mette in contatto con la coscienza e porta alla decisione di uscire dalla propria chiusura mentale.I mostri marini, d’altronde, possono assumere le forme più variegate: dal drago al serpente, fino ad arrivare ad esseri dotati di mille tentacoli. Essi possono avere una consistenza gelatinosa oppure ricca di squame. Possono essere dotati di fauci o di semplici ventose.Indipendentemente dal loro aspetto, fanno parte della storia della letteratura da sempre, poiché rappresentano forze soprannaturali, contro le quali l’uomo si rivela impotente, o quasi. Essi si nascondono nel profondo degli abissi e attaccano non visti. Nel mondo antico, in cui gli spostamenti via mare erano gli unici possibili, rappresentavano il rischio e l’ignoto del viaggio.Suscitano terrore e ostilità, anche perché in fondo rappresentano il lato oscuro e bestiale che si nasconde in ognuno di noi, il sonno della ragione capace di creare orrori inimmaginabili e spesso molto più temibili di qualunque Kraken o Leviatano.

Giovanni Trotta