Sul numero de “L’Espresso” del 16 gennaio 2022, la giornalista Erika Antonelli, attraverso l’articolo “Le Marocchinate. Il corpo delle donne come trofeo di guerra. I tabù della Liberazione”, approfondisce il fenomeno storico delle violenze, dei saccheggi e degli stupri che i soldati di origine marocchina, tunisina, algerina e senegalese, inseriti nell’esercito francese degli Alleati, causarono in Italia durante la seconda guerra mondiale; questi fenomeni di violenza prendono appunto il nome di “marocchinate”. Questi soldati erano chiamati “goumiers”, termine che deriverebbe dal berbero, e si stima che le loro vittime furono circa 60 mila persone.

Lo storico inglese Eric Morris, noto per aver scritto con tono polemico il saggio storico “La guerra inutile. La campagna d’Italia 1943-1945”, riporta alcune testimonianze che affermano che queste violenze condotte dai goumiers venivano fatte sotto il beneplacito dei comandanti dell’esercito americano, che chiudevano un occhio in nome dell’espressione: “Non siamo qui a combattere i goumiers, ma i tedeschi”.

Recentemente, sono usciti due nuovi saggi che approfondiscono il fenomeno delle marocchinate. Simone Cristicchi e Ariele Vincenti hanno scritto il libro “Marocchinate, l’altra faccia della Liberazione” (La nave di Teseo), mentre Ester Rizzo ha dato alle stampe il libro “Il labirinto delle perdute” (Navarra Editore). Nel saggio di Cristicchi e Vincenti viene messo in risalto l’aspetto trionfalistico: i goumiers, per ogni territorio conquistato ai nazifascisti, avevano il diritto di preda, ossia 50 ore di libertà assoluta in cui gli era concesso di tutto, dai furti alle violenze, dai saccheggi agli stupri. La scrittrice Rizzo con il suo libro invece mette al centro la donna, il cui corpo, considerato proprietà dell’uomo, può essere vandalizzato, deriso e distrutto, specialmente in tempi di guerra. Ester Rizzo dà inoltre uno sguardo internazionale al suo saggio, affermando che il fenomeno delle marocchinate ha interessato i conflitti degli anni Novanta del Novecento e quelli del terzo millennio. Addirittura in Cina, nella regione del Colle Urlante, le donne sono vere e proprie merci di scambio.

Le aree italiane in cui si sono registrati i maggiori casi di marocchinate durante la seconda guerra mondiale sono la Sicilia, la Toscana, la Campania e il Lazio. Se in Sicilia gli uomini hanno cercato di difendersi da soli (in alcune fosse comuni sono stati trovati cadaveri di soldati nazisti insieme ai goumiers), nella località di Castro dei Volsci, nella provincia di Frosinone, nel 1964 è stata posizionata una targa in memoria delle donne vittime degli abusi.

Nicola Manfredi