Nella storia dell’uomo vi è da sempre una costante, che anche ai giorni nostri viene purtroppo osservata: tutto ciò che non capiamo, che è “altro” da noi tendiamo a bollarlo come diverso, come inconoscibile e quindi, di conseguenza, non umano. Se questo è vero ancora ai giorni nostri, dove la connessione totale ci dà l’opportunità di vedere tutto in ogni parte del mondo e in qualunque momento, figurarsi nelle epoche più remote, dove viaggiare era quasi impossibile e tutte le notizie arrivavano spesso con mesi, per non dire anni, di distanza da quando queste si verificavano. Questo dava origine spesso ad equivoci, fraintendimenti e in molti casi alla creazione di sana pianta di mostri, creature strane o umanoidi che non facevano altro che segnare la distanza tra “noi”, rappresentanti della civiltà, e “loro”, che per i tratti ferini venivano posti fuori dall’umano, in quella terra di nessuno che i latini solitamente denominavano con la famosa locuzione “Hic sunt leones”, qui ci sono solo bestie, niente uomini (o meglio, non quelli che erano abituati a vedere). Con questo piccolo scritto cercheremo di dare qualche notizia in più su queste “razze” di mostri, che così tanta curiosità generavano nei cuori dei nostri antenati.

I popoli mostruosi

Con questo temine si intende un corpus di miti e leggende, sviluppatesi in ambito occidentale e in epoca greco-romana e medievale, che include popolazioni fantastiche che abiterebbero terre lontane e sconosciute. Questi popoli sono solitamente caratterizzati da deformazioni fisiche, tratti animaleschi che facevano da specchio a comportamenti che venivano stereotipati ed enfatizzati in queste creature. Le deformazioni ovviamente sono molto varie, dall’assenza di alcuni organi importanti (occhi, bocca, mani, piedi ecc.), alla moltiplicazione e alla duplicazione di questi parti del corpo, alla spropositata grandezza di alcune di queste membra (piedi, testa, collo ecc.). all’accostamento di membra diverse di diverse proporzioni (piedi giganteschi, teste minuscole su corpi giganti), fino all’ibridazione, cioè la presenza di tratti animaleschi su corpi umani o quantomeno umanoidi (teste di cane su corpi umani, corpi pelosi come scimmie o corna come capre su teste umane). Proprio in virtù della loro componente disumana, a queste popolazioni non sono mai accostate caratteristiche positive, anzi gli vengono attribuite emozioni e comportamenti che sono sì riconducibili agli uomini, ma completamente negative, quanto non direttamente animali. Solitamente vengono posizionate in regioni della terra sconosciute, lontanissime ed impossibili da conoscere e visitare e sono soliti vivere, quasi tutti, in modo abbruttito e senza costruire società, allo stato brado e seguendo l’unica legge valida in una collettività di subumani: quella della violenza.

Elenco di queste popolazioni

Dopo aver accennato alle caratteristiche principali di questi popoli, possiamo tracciare un breve elenco di popolazioni leggendarie, cercando di dare brevemente alcune informazioni sulle loro peculiarità.

  • Aigipani: popoli che vivevano in luoghi inesplorati ed ostili con la caratteristica di avere corna caprine sulla fronte oppure, in altre tradizioni, di avere le zampe come gli ovini.
  • Arrini: popoli di cui non si conosce la provenienza e la distribuzione ma famosi (o famigerati, fate voi) per non avere il naso.
  • Antipodi (o Abarimoni): con questo nome ci si riferisce ad una popolazione che, secondo Plinio il Vecchio, aveva i piedi invertiti, cioè i calcagni davanti e le falangi indietro. Secondo il famoso naturalista latino, questi vivevano in una regione chiamata Abarimo, presso il monte Imao (identificato con l’odierno Himalaya). In ambito cristiano, queste creature andarono ad identificare la progenie di Satana, riconoscibile appunto per la posizione dei piedi.
  • Arimaspi: questi esseri, secondo Erodoto e successivamente secondo Plinio, avevano la particolarità di avere un occhio solo e quindi appartenenti alla stirpe dei Ciclopi. Secondo i già citati autori greci e latini, questi vivevano nella regione della Scizia (attuale Kazakistan e Turkmenistan) ed erano sempre in guerra con altri popoli per il possesso di miniere d’oro.
  • Artabatici: tale popolo, sempre secondo Plinio, viveva nell’Africa più inesplorata e aveva la caratteristica di camminare a quattro zampe, malgrado fossero in tutto e per tutto simili agli umani.
  • Astomi: secondo l’Induismo, vi sono presso le rive del Gange una razza di uomini che non ha la bocca ma si nutre dell’odore di fiori e piante. Secondo Megastene, autore del famosissimo Indica, un racconto sulle meraviglie dell’India, questi esseri quando viaggiano trasportano fiori e miele da odorare in modo da sfamarsi e che possono essere uccisi da odori particolarmente sgradevoli.
  • Blemmi: secondo Plinio, i Blemmi sarebbero una popolazione nomade della Nubia (attuale Egitto meridionale o Sudan settentrionale) che, non avendo testa, aveva la bocca e gli occhi nel petto. Anche il Buddha, durante i suoi dialoghi con i discepoli, parla di questo popolo, proveniente direttamente dagli Inferi e capitati sulla Terra per caso. Secondo vari autori, i Blemmi fanno parte delle armate del Prete Gianni, famoso re cristiano localizzato nella terra dei Negus, il regno d’Etiopia.
  • Brachistomi: secondo Kaspar Schott, naturalista tedesco del XVII secolo, questi sarebbero caratterizzati da una bocca molto piccola, un piccolo foro da cui nutrirsi per mezzo di una cannuccia. Schott, citando Plinio, ci dice che i Brachistomi abitavano una regione dell’Etiopia cibandosi di un solo coccio di grano alla volta.
  • Cinocefali: con questo nome si identificano delle creature dal corpo umano e dalla testa di cane, famosi per la loro ferocia e la loro aggressività. Secondo vari autori, questi “mostri” provengono o dall’Egitto (chiaro il rimando al dio Anubi) o dall’Etiopia, o ancora dalle terre vicine al mar Nero.
  • Fomori: popolo leggendario della mitologia irlandese, che avrebbero popolato l’isola di smeraldo in un periodo precedente l’arrivo dei Gaeli. Secondo la mitologia gaelica, questi avrebbero il corpo umano e la testa di capra e sarebbero una rappresentazione della forza selvaggia della Natura, contrapposti ad altri esseri leggendari, Tuatha De Danann, fondatori invece della civiltà.
  • Gegetoni: popolo mostruoso famoso per avere grandi corna sulle proprie teste.
  • Gorille: queste creature, quasi tutte di sesso femminile, avevano la caratteristica di essere interamente ricoperti di una folta peluria. Secondo vari naturalisti latini e medievali, queste abiterebbero su alcune isole al largo della costa atlantica dell’Africa.
  • Imantipodi: esseri di forma umanoide con le gambe sottilissime e piatte come se fossero delle strisce di cuoio.
  • Ippopodi: questo popolo mostruoso era famoso per avere i piedi come quelli degli equini. Secondo Plinio questi abitavano nella Scizia, mentre secondo Pomponio Mela gli ippopodi avevano la loro dimora in Danimarca o presso le isole Orcadi. Secondo questi eminenti studiosi, gli ippopodi erano capaci di correre più veloci di ogni animale sulla faccia della Terra ed erano soliti inseguire le loro prede.
  • Nuli: secondo Megastene questi esseri avevano otto dita per piede e le falangi rivolte all’indietro. Abitavano presso il fiume Nulus, in India.
  • Naga: secondo i Veda e la religione Induista, questi erano esseri a metà tra uomo e serpente e vivevano nelle stesse città degli uomini “normali”. Potevano optare sia per la forma totalmente umana che per quella totalmente serpentina e generalmente non erano pericolosi, ma anzi avevano buoni rapporti con gli umani.
  • Nisicasti: esseri con tre o più occhi.
  • Panozi: secondo i più autorevoli naturalisti del mondo antico, con questo nome si identificavano degli esseri dalle orecchie gigantesche, che addirittura servivano per volare o per coprirsi. Abitavano le isole del più estremo Nord e secondo questi studiosi le femmine di questo gruppo di mostri avevano un solo figlio per tutta la vita.
  • Pigmei: secondo la mitologia greca, questi erano uomini alti un cubito (scarsi 60 cm). Questi entrarono in conflitto con Ercole, il quale uccise il loro re Anteo e, quando venne assalito dagli altri pigmei, li intrappolò nella pelle del leone con cui usava coprirsi e li donò a suo cugino Aristeo.
  • Sciapodi: questi derivano il nome dalle parole greche skia e podos, cioè ombra e piede ed erano un tipo di mostri con una sola gamba ed un enorme piede, che si diceva abitassero l’India. Secondo il commediografo greco Aristofane, questi abitavano nei pressi della casa di Socrate ed erano soliti farsi ombra con il loro gigantesco piede, quando le temperature diventavano molto calde. Secondo la famosa lettera del Prete Gianni, gli sciapodi abitavano l’Etiopia ed erano arruolati nel suo meraviglioso esercito.

Diffusione del mito

Già a partire dal naturalista greco Ctesia, vissuto intorno al V secolo a.C., e poi successivamente con le opere di altri autori come Megastene e Plinio il Vecchio, questi popoli vengono conosciuti e studiati in maniera quasi scientifica dagli studiosi di mirabilia dell’epoca classica. Quando poi si arrivò al Medioevo, la passione per queste genti dall’aspetto terrificante non scemò ma anzi divenne ancora più importante, se si pensa che fu proprio in epoca medievale che videro la luce i famosi Bestiari o compendi sulle opere dei sopraccitati autori latini e greci. In tale periodo molto lungo, nel quale si afferma la dottrina cristiana, l’atteggiamento nei confronti di questi mostri sembra mutare. Maggiormente, per molti di questi studiosi i popoli mostruosi sono e rappresentano tutto ciò che c’è di ostile e alieno, la caratterizzazione della loro diversità e i loro comportamenti ferini non sono altro che la prova della loro inferiorità e della loro natura selvaggia. Di conseguenza, per molti autori cristiani questi mostri vengono assimilati ai diversi per eccellenza, ovvero ai mongoli e ai musulmani, che non di rado vengono anche rappresentati con tratti diversi a quelli europei, pur sapendo benissimo che questi tutto avevano tranne che tratti mostruosi. Eppure, tra tanti autori che mettono in guardia da questi mostri, vi sono altri che cercano di ricondurre queste popolazioni umanoidi sotto il grande ombrello della cosmologia biblica e quindi cristiana. Vi fu per esempio un teologo e filosofo francese, di nome Ratamno e vissuto nel IX secolo, che seguendo l’esempio di Agostino di Ippona cercò di capire e far capire ai suoi contemporanei che se anche esistessero queste creature, allora sarebbero sicuramente creature di Dio e come tali avrebbero un posto ben definito nel disegno divino che solo la mente perfetta di Dio può sapere, attenuando di conseguenza l’aspetto negativo di questi popoli mostruosi. Con il passare dei secoli, via via che si scoprivano più terre e continenti nuovi, anche il confine in cui proliferavano le popolazioni di mostri cambiava. Se prima il confine ideale era l’Africa nera o l’Asia centrale, questo venne pian piano spostato verso le Americhe e poi infine verso l’Oceania, in un processo di progressivo allontanamento e di mitizzazione che coinvolgeva non solo i mostri ma anche gli animali.

Anche i mostri hanno la loro utilità

Nell’antichità e nel Medioevo il mostro aveva una duplice reputazione: da un alto aveva la funzione di incarnare la forza dirompente e incontrollabile della Natura, che lo faceva diventare in molti casi il guardiano o il custode di qualcosa di non conoscibile, dall’altro lato il mostro diventava in un certo senso la misura con cui l’uomo doveva cimentarsi: infatti spesso e volentieri (ovviamente in ambito leggendario) vi erano degli eroi, degli uomini famosi per la loro forza e il loro coraggio che lottavano contro queste creature e solitamente vincevano, portandosi con sé il bottino (ciò che il mostro proteggeva), la principessa e la pelle del mostro stesso. Così il mostro diventava sia odiato che rispettato, un qualcosa con cui l’uomo doveva necessariamente confrontarsi per raggiungere un determinato obiettivo. Eppure, se in epoca antica e pagana il mostro veniva temuto e addirittura rispettato, nell’epoca cristiana la creatura mostruosa diventa la rappresentazione del totalmente negativo, una sorta di progenie del diavolo da cui guardarsi e nei casi estremi da distruggere. Non per niente, il Diavolo (Lucifero) è rappresentato da Dante come il mostro per eccellenza e i suoi sudditi non sono altro che un popolo mostruoso. Con i loro studi, questi scienziati e studiosi della Natura cercarono quindi da un lato di mettere in guardia coloro che viaggiavano e si muovevano per un mondo di cui conoscevano solo piccolissime porzioni, ma dall’altro lato la loro curiosità per queste popolazioni dai tratti animaleschi ci fa capire quanto questi fossero interessati a ciò che non sapevano, un atteggiamento che paradossalmente nella nostra epoca, quella della conoscenza a portata di mano, sembra essere dimenticato.

Giovanni Trotta