Il Mondiale d’Italia 1990.

Il Congresso della Fifa riunitosi a Zurigo il 19 Maggio del 1984 assegnò il Mondiale di calcio del ’90 all’Italia, che aveva battuto la concorrenza molto agguerrita dell’Unione Sovietica. Per la seconda volta nella storia della competizione mondiale, all’Italia venne affidato l’onore e l’onere di ospitare la rassegna iridata, il tutto in un clima di tangibile euforia, visto anche l’interesse con cui in Italia è seguito il calcio. A guida del grande carrozzone dell’organizzazione venne nominato Luca Cordero di Montezemolo, il quale non si risparmiò nell’impegno. Il Mondiale 1990 fu per l’epoca uno dei più tecnologicamente avanzati: le partite vennero seguite tutte e in diretta, con il completo corollario di interviste, opinionisti e quant’altro. L’Italia però si trovò ben presto a dover risolvere un bel problema: quello degli stadi. Venne varato una sorta di New Deal degli impianti sportivi che portò ad interventi di ristrutturazione per alcuni stadi già presenti e la costruzione di sana pianta di nuovi impianti, che costarono tantissimo non solo in termini economici ma anche e soprattutto di vite umane, infatti furono ben 28 le vittime durante i lavori per l’organizzazione del Mondiale. Eppure nessuno se ne accorse, tanta era l’euforia per l’evento. La Figc si dotò in seguito di una mascotte di nome Ciao, realizzata da Lucio Boscardin. La simpatica figura era una sorta di calciatore stilizzato con un pallone in atto di palleggiare, l’omino era costituito da tanti piccoli cubi colorati con i colori della bandiera italiana e, se questa mascotte veniva smontata, si poteva costruire il nome Italia. Una bella trovata per quello che doveva essere il Mondiale delle novità! Dulcis in fundo: una canzone per ricordare le serate. Il compito venne affidato a Gianna Nannini ed Edoardo Bennato, che incisero la bellissima Notti Magiche, vero e proprio inno al calcio e alla gioia. Tutto è pronto, è ora di passare al campo!

Formula del torneo e andamento dei gironi

La formula della competizione rimase la stessa: 24 squadre inserite in sei gironi all’italiana, passano le prime due di ogni girone e 4 migliori terze. Dopo i gironi partite ad eliminazione diretta. Tra le 24 qualificate ci furono tre new entry: l’Eire, la Costa Rica e gli Emirati Arabi Uniti (EAU). Ora passiamo al campo per conoscere l’andamento dei gironi di eliminazione.

Il primo girone vide la padrona di casa Italia opposta agli Stati Uniti, la Cecoslovacchia e l’Austria. Nella prima giornata l’Italia vinse 1 a 0 contro gli austriaci grazie ad un gran colpo di testa del ragazzo di Palermo Totò Schillaci, la Cecoslovacchia schiantò gli Usa per 5 a 1 con reti di Skuhravy (x2), Bilek, Hasek, e Luhovy, mentre per gli Usa il punto della bandiera lo segnò l’italoamericano Caligiuri. La seconda giornata l’Italia vinse con un altro 1 a 0 contro gli Usa, grazie alla rete del “Principe” Giannini, stesso risultato anche per la Cecoslovacchia contro l’Austria, battuta grazie al rigore di Bilek. La terza giornata la nazionale di Vicini piegò l’Austria 2 a 0 con reti di Schillaci e Baggio, che realizzò il gol più bello del Mondiale. L’Austria chiuse il Mondiale con la vittoria per 2 a 1 contro gli americani, piegati dai gol di Ogris e Rodax, mentre per gli Usa segnò Murray. L’Italia vinse il girone insieme alla Cecoslovacchia, Austria e Usa vennero eliminate.

Il secondo girone si compose di Camerun, Argentina, Romania e Urss. La prima giornata ci furono le due sorprese più grandi di queste partite iniziali, la sconfitta per 1 a 0 dei campioni in carica contro il semisconosciuto Camerun, alla seconda partecipazione ad un Mondiale. Dopo una partita passata alla storia per alcuni interventi da codice penale degli africani ai danni dei sudamericani, a spuntarla furono Milla e compagni grazie alla rete di Omam Biyik. Anche nell’altra partita ci fu una sorpresa, infatti la Romania sorprese i sovietici per 2 a 0 grazie alla doppietta di Lacatus. La seconda giornata fu un altro trionfo per i ragazzi camerunensi, che si imposero per 2 a 1 sulla Romania con doppietta di Milla e gol del rumeno Balin. L’Argentina riuscì a rialzare la testa e piegò 2 a 0 i sovietici, con reti di Troglio e Burruchaga. La terza giornata i sovietici vinsero di rabbia contro il Camerun per 4 a 0, reti di Protasov, Zavarov, Dobrovolsky e Zygmatovic, mentre l’Argentina pareggiò 1 a 1 contro la Romania in virtù delle marcature di Balin e Monzon. Alla fine alla fase successiva passarono Argentina, Romania e Camerun, mentre l’Unione Sovietica concluse ingloriosamente il suo ultimo Mondiale.

Il terzo gruppo venne formato da Brasile, Costa Rica, Svezia e Scozia. La prima giornata il Brasile vinse 2 a 1 contro la Svezia grazie alla doppietta di Careca, gol svedese invece di Brolin. La Costa Rica vinse 1 a 0 contro la più quotata Scozia grazie alla rete di Cayasso. La seconda giornata il Brasile sconfisse di misura il Costa Rica con gol di Muller e la Scozia si riscattò dalla sconfitta iniziale con un bel 2 a 1 ai danni della Svezia (reti di Johnston e McCall per gli scozzesi, di Stromberg per gli scandinavi). L’ultima giornata del girone segnò il dominio totale del Brasile che sconfisse anche la Scozia con il gol di Muller, ma venne ricordata anche per una bellissima nota di colore. La Costa Rica, che avrebbe dovuto giocare la sua ultima partita con la Svezia si trovò ad affrontare un increscioso problema: non si trovavano più le seconde divise. A questo punto il Ct dei centroamericani, il mitico jugoslavo Bora Milutinovic, decise di chiamare un suo amico, intimo del Presidente juventino Boniperti. Questi decise così di donare 40 divise della Juve a Milutinovic, che in un’intervista dichiarò di essere sempre grato alla Juve per questo regalo, anche perché i suoi ragazzi quando scesero in campo con la casacca bianconera vennero acclamati come dei campioni. La maglia juventina portò bene ai costaricensi che vinsero 2 a 1 contro gli svedesi grazie alle reti di Bedford e Flores, mentre il punto dell’onore svedese venne segnato da Ekstrom. Agli ottavi andarono il Brasile e la Costa Rica, che sorprese le deludenti Svezia e Scozia.

Nel quarto girone vennero inserite Emirati Arabi Uniti (EAU), Germania Ovest, Jugoslavia e Colombia. La prima giornata si concluse con la vittoria della Colombia per 2 a 0 contro gli Emirati, gol di Redin e Valderrama e con la vittoria tedesca sugli jugoslavi per 4 a 1, reti di Klinsmann, Voller e doppietta di Matthaus e dello jugoslavo Jozic. La seconda giornata si caratterizzò per la vittoria di misura della Jugoslavia contro la Colombia grazie alla rete di Jozic e per la roboante vittoria della Germania Ovest sugli emiratini per 5 a 1, reti tedesche di Voller (x2), Klinsmann, Matthaus e Bein, mentre per i ragazzi del Golfo segnò Ismail. L’ultima giornata del girone si chiuse con il pareggio tra Germania Ovest e Colombia per 1 a 1, reti di Littbarski e Rincon, la Jugoslavia invece rifilò altri 4 gol al povero portiere deli Emirati, infatti alla fine gli jugoslavi vinsero per 4 a 1 con reti di Prosinecky, Pancev (x2) e Susic, gol dell’onore emiratino di Thani. A guadagnarsi il pass per il turno successivo furono Germania Ovest, Colombia e Jugoslavia, mentre gli Emirati salutarono il Mondiale.

Il quinto girone vide la partecipazione di Uruguay, Corea del Sud, Spagna e Belgio. La prima giornata si concluse con la vittoria del Belgio per 2 a 0 contro i coreani (gol di Degruse e De Wolf) e il pareggio a reti bianche tra Uruguay e Spagna. La seconda giornata il Belgio vinse 3 a 1 contro l’Uruguay, con reti di Clijster, Scifo e Ceulemans, mentre per i sudamericani segnò Bengoechea. Nell’altra partita la Spagna sconfisse 3 a 1 la Corea del Nord con la tripletta di Michel e il gol coreano di Kwan. La terza giornata vide la vittoria per 1 a 0 dell’Uruguay contro la Corea del Sud con rete decisiva di Fonseca, la Spagna invece vinse 2 a 1 contro gli spagnoli, con reti di Michel e Gorriz, mentre per i belgi segnò Vervoort. Passarono il turno Spagna, Belgio ed Uruguay, alla Corea del Sud toccò tornare a casa.

Il sesto e ultimo girone si formò con la partecipazione di Inghilterra, Olanda, Eire e Egitto. La prima giornata vide il sorprendente pareggio per 1 a 1 tra Egitto ed Olanda, con reti di Kieft e Abdelghani e il pareggio sempre per 1 a 1 tra Inghilterra ed Eire, con reti di Sheedy e Lineker. La seconda giornata Inghilterra e Olanda e Eire ed Egitto pareggiarono entrambe per 0 a 0. La terza giornata l’Inghilterra vinse 1 a 0 contro gli egiziani grazie alla rete di Wright, mentre Eire e Olanda pareggiarono 1 a 1 con reti di Gullit e Quinn. A passare il turno furono Olanda, Eire ed Inghilterra, mentre l’Egitto tornò mestamente a casa pur dimostrando di non essere completamente digiuno a livello di calcio.

Gli ottavi di finale

Il primo ottavo di finale ad andare in scena fu l’inedita sfida tra due formazioni che da poco si erano affacciate sul palcoscenico del Fútbol mondiale, Il Camerun e la Colombia. Alla fine a spuntarla furono gli africani 2 a 1 con un maestoso Roger Milla, che segnò una doppietta approfittando anche della leggerezza di René Higuita, il portiere colombiano che era solito giocare da portiere libero, almeno finché Milla non gli rubò il pallone lasciandolo come un deficiente sulla trequarti campo. A rendere meno amara la sconfitta per i colombiani fu la rete di Redin. La Cecoslovacchia fu invece colei che eliminò la Costa Rica, sconfitta per 4 a 1 con tripletta di Skuhravy e gol di Kubik, mentre per i centroamericani segnò Gonzalez. L’Argentina riuscì a battere il Brasile 1 a 0 grazie alla rete di Caniggia mentre la Germania Ovest vinse 2 a 1 contro l’Olanda grazie alle reti di Klinsmann e Brehme, per gli Orange segnò invece Koeman. L’Eire ebbe ragione della Romania solo dopo i rigori e anche L’Inghilterra riuscì a sbarazzarsi del Belgio solo allo scadere dei tempi supplementari grazie ad uno splendido gol di Platt. L’Italia batté nettamente l’Uruguay 2 a 0 con reti di Totò Schillaci e Aldo Serena e la Jugoslavia eliminò ai supplementari la Spagna con il risultato di 2 a 1, maturato grazie al gol di Salinas e la doppietta del serbo Dragan Stojkovic, uno dei massimi talenti della storia del calcio jugoslavo.

I quarti di finale

Il primo quarto di finale tra Jugoslavia e Argentina fu una battaglia infinita, una partita a scacchi sull’erba del Comunale di Firenze che alla fine diede ragione all’Albiceleste ma solo ai rigori. A sbagliare per gli jugoslavi furono ben tre giocatori, ipnotizzati dal portiere argentino Goicochea, che portò Diego e i suoi in semifinale. Il secondo quarto vide di scena l’Italia padrona di casa contro la rivelazione Eire. Fu una partita difficile per l’Italia, che soffrì la freschezza fisica e il gioco pesante degli irlandesi, ma alla fine Totò Schillaci riuscì a siglare l’1 a 0 decisivo. La Cecoslovacchia affrontò la Germania Ovest nel terzo quarto di finale e venne sconfitta per 1 a 0 con il rigore (molto contestato) di Matthaus. Il quarto confronto dei quarti di finale fu una partita inedita per il momento nella storia dei Mondiali: Camerun-Inghilterra. Il San Paolo accolse con calore la nazionale africana, adottata dal popolo napoletano come una sorta di squadra simpatia contro la corazzata inglese. La partita si concluse solo ai supplementari e a vincere fu l’Inghilterra, che ebbe ragione del Camerun per 3 a 2, grazie alle reti di Lineker (x2) e Platt, mentre per gli africani segnarono Ekeké e Kundé. I quarti avevano tutti rispettato le previsioni e non c’erano state sorprese nei risultati, tutt’al più qualche spavento per i tifosi inglesi ma niente di che.

Le semifinali e la finale per il terzo posto

La Germania Ovest affrontò l’Inghilterra nella semifinale di fronte ai 62 mila del Delle Alpi di Torino. La partita terminò dopo 120’ sull’1 a 1, maturato grazie alle reti di Brehme e Lineker. Ai rigori furono decisivi gli errori inglesi di Waddle e Pearce, che spalancarono le porte della finale ai tedeschi di Beckenbauer. L’Italia invece affrontò l’Argentina e per una beffa del destino la partita si disputò al San Paolo di Napoli, lo stadio che aveva eletto Diego Armando Maradona a suo idolo e patrono. Per larghi tratti della partita le tribune intonarono cori inneggianti al Pibe de Oro, ed ovviamente gli argentini ne erano ignari che poi avrebbero pagato caro questa cortesia. Eppure la partita non si mise subito male, anzi: dopo poco più di un quarto d’ora Schillaci segnò il suo più classico dei gol di rapina, approfittando dell’incertezza di Goicochea. Ma si sa, se la fortuna è cieca la sfiga ci vede benissimo, ed il volto della sfiga si materializzò con il faccione del portiere dell’Inter Walter Zenga. Il pur bravissimo portiere nerazzurro incappò in un’uscita a farfalle del quale ne approfittò il biondo Caniggia, il quale spizzò di testa la palla che andò a spegnersi beffarda all’angolo. Dopo il pareggio né l’Italia e né l’Argentina riuscirono a portarsi avanti, fu quindi necessaria ancora una volta la lotteria dei rigori che avrebbe deciso la sfidante dei tedeschi. Grande protagonista fu nuovamente Goicochea, il portiere argentino infatti sventò le conclusioni di Donadoni e Serena, facendo finire bruscamente il sogno di milioni di italiani. In finale andò l’Argentina, all’Italia rimase l’unica, inutile consolazione di una passerella finale al San Nicola di Bari. Il 7 luglio andò in scena la finale di consolazione tra le sconfitte delle semifinali e fu una vera festa, malgrado ancora in gola ci fosse un certo magone. La partita finì 2 a 1 per gli Azzurri, con rete di Baggio e la sesta rete nella competizione di Totò Schillaci, che si laureò capocannoniere del torneo. Di Platt la rete dei sudditi della Regina. Per la gente di Bari e per le due squadre fu una festa: vennero infatti acclamate e addirittura chiamate insieme a sfilare sotto le tribune dello stadio, una bellissima atmosfera che non venne rovinata neanche dalla delusione per la finale sfumata.

La Finalissima   

L’atto conclusivo del Mondiale italiano andò di scena a Roma l’8 luglio. La Germania Ovest poteva contare sulla rosa al completo, non aveva infatti registrato alcun diffidato per la finale, da questo punto di vista il ct Beckenbauer si sentiva abbastanza al sicuro. L’Argentina invece si trovò con ben 4 diffidati (tra cui Caniggia e Olarticoechea, decisivi nella partita contro gli Azzurri) e un Diego Armando Maradona in pessima forma per una caviglia in disordine. Prima dell’inizio della partita, affidata alla direzione del fischietto messicano Codesal Mendez, durante l’esecuzione degli inni nazionali quello argentino venne accompagnato da una valanga di fischi e parole irripetibili, cosa che ovviamente non piacque a Maradona, il quale dubitò in mondovisione della moralità delle madri italiane. La partita, definita da nientepocodimenoche Gianni Brera uno strazio incredibile, fu uno spettacolo terribile e le uniche cose da segnalare furono i falli e le proteste di ambo le parti. Al 65’ l’Argentina rimase in inferiorità numerica a causa del rosso comminato a Monzon per un fallaccio su Klinsmann e questo rese la partita ancora più bloccata e soporifera. A 7’ dalla fine si ruppe l’equilibrio: palla per l’Argentina in area, Dezotti finì a terra per un intervento ruvido della difesa tedesca ma l’arbitro non se ne avvide. Ripartenza per la Germania Ovest che spostò subito il pallone verso la metà campo argentina, palla in area per Voller che venne affrontato da Sensini e messo a terra in maniera irregolare (almeno secondo l’arbitro). La decisione scatenò vibranti proteste: Maradona venne ammonito e Dezotti espulso, il quale reclamava la concessione del penalty per il suo contatto in area. Dopo una lunga interruzione, Brehme trasformò perfettamente la massima punizione e portò in vantaggio i tedeschi. L’assalto finale dell’Argentina ridotta in nove uomini fu un fuoco di paglia, controllato senza grandi patemi dai tedeschi, che portarono il Mondiale a casa dopo 26 anni e dopo aver perso due finali consecutive. Per la Germania Ovest fu anche l’ultima vittoria con tale denominazione, infatti quando avvenne la riunificazione della Germania il vecchio nome cessò di esistere.

La Grande delusione   

Forse oggi sarebbe stato diverso, ma chi quelle notti le ha vissute non ha problemi a dire che Italia ’90 è stato davvero come un sogno, spezzato sul più bello ma pur sempre un sogno. Quell’estate italiana ci lasciò stadi pieni, grandi calciatori e ancor più grandi personaggi, ma proprio per questo la delusione per la vittoria sfuggita di mano ci fece tanto male. Ancora se ne parla, malgrado ci sia stato il 2006 e le due non qualificazioni ai Mondiali consecutive. Quel mese di calcio e attese ci lasciò degli stadi rimodernati in 12 città diverse, ma anche irrimediabilmente imbruttiti. Per non parlare della cattedrale nel deserto del San Nicola di Bari (per quanto firmato Renzo Piano) e il Delle Alpi, fortunatamente abbattuto per lasciare spazio all’Allianz Stadium, la casa della Juventus, più piccolo ma decisamente più funzionale. Uno scherzetto che come vedremo tra breve costò non poco. Italia ’90 fu l’ultimo Mondiale dell’Unione Sovietica, della Germania Ovest, della Cecoslovacchia e della Jugoslavia, dove di lì a poco si sarebbe scatenata una guerra fratricida. Ma fu il primo per la Costa Rica, andata in campo con la maglia della Juve e del Camerun di Milla e del volo verso le stelle di François Omam Biyik, che piegò l’Argentina. Fu il Mondiale dei capelli di Valderrama e della corsa goffa e disperata di Higuita che rincorre Milla, del mitico Stojkovic e dei tedeschi di ghiaccio, quelli che fecero piangere Diego e una nazione intera che per 83’ ha sognato di fare una clamorosa doppietta. Ma Italia ’90 fu anche il Mondiale dello spreco: circa 3,74 milioni di Euro per un’organizzazione che fu perfetta fin quando c’è stato il Mondiale, ma che poi non ha saputo valorizzare e conservare le opere e le infrastrutture pensate ad hoc per la manifestazione. Eppure, malgrado tante amarezze e storture, in quell’estate una certezza c’era: il Campionato italiano di calcio era il più bello e competitivo del mondo. Tutti i calciatori stranieri volevano venire in Italia, confrontarsi con il nostro calcio e coccolati dai presidenti delle squadre di Serie A, considerati veri e propri mecenati rispetto ai colleghi stranieri. Non si può non aver nostalgia di quel calcio, di quel periodo in cui vi erano più stelle che bidoni, malgrado siano stati proprio gli investimenti folli senza nessuna programmazione ad ammazzare un movimento calcio che oggi in Italia annaspa penosamente, tra disperata ricerca di attaccanti prolifici e progressivo deterioramento delle risorse provenienti dalle nazionali giovanili. Quelle notti furono davvero magiche e l’inno firmato Nannini e Bennato continua a risuonare nella testa di chi si immagina un gol della nazionale italiana (per la verità, negli ultimi tempi non si sente tanto ma continuiamo a sperare). Quelle note si sentono ancora malgrado la nazionale ci dia poco di cui gioire, e forse oggi più che mai l’Italia ne avrebbe bisogno, dopo essere stata piegata per mesi da pandemia, guerre e disastri vari. Farebbe proprio bene una bella cantata tutti insieme al prossimo Mondiale, certo prima bisogna quantomeno qualificarsi.