Svizzera 1954

Archiviata con qualche patema di troppo la delusione del Maracanazo, la Fifa nel 1954 decise che ad ospitare la competizione per nazionali di calcio sarebbe stata la Svizzera, una nazione dove il calcio si era sempre praticato e che ha espresso tantissimi talenti nel corso della storia del Fútbol. La scelta di preferire la Svizzera venne fatta perché nel 1954 cadde il cinquantesimo anniversario dalla fondazione della Fifa, che aveva la sua sede proprio a Zurigo. Far giocare il Mondiale in territorio elvetico sembrò a Rimet e agli altri capi dell’organismo mondiale una buona idea, senza perdere troppo tempo ad assegnare l’organizzazione del torneo. Al Mondiale parteciparono 16 squadre, Svizzera e Uruguay si qualificarono in quanto squadra organizzatrice e detentrice della Coppa Rimet, mentre tutte le altre si giocarono un torneo di qualificazione, che alla fine qualificò altre 14 selezioni nazionali. Tra queste squadre 3 si guadagnarono il diritto di giocarsi la fase finale per la prima volta nella propria storia: la Turchia, la Scozia e la Corea del Sud, che da allora centrò quasi tutte le qualificazioni dei successivi Mondiali. Finalmente, dopo lo stop del 1950, la Germania Ovest poté disputare i Mondiali, infatti sia i tedeschi che i giapponesi vennero considerati Paesi aggressori durante la II Guerra Mondiale e quindi non meritevoli di giocarsi la Coppa Rimet. La formula del torneo fortunatamente non venne resa cervellotica dagli organizzatori, ma anzi vennero formati 4 gironi da 4 squadre ciascuno, dai quali le prime due si sarebbero qualificate ai quarti di finale. Insomma tutto partiva con precisione e attenzione, proprio all’uso svizzero. Questo tipo di girone aveva però una particolarità, infatti i posti da assegnare erano solo due e la squadra che arrivava prima si prendeva il “ticket” per la fase ad eliminazione diretta, mentre il secondo posto sarebbe stato messo in palio grazie ad uno spareggio. Per questo motivo successe che non tutte le partite dei gironi vennero giocate, come per esempio la sfida tra Italia e Inghilterra, difatti come vedremo i risultati fecero in modo che i sudditi di Sua Maestà staccassero il biglietto prima della sfida con gli italiani, che invece dovettero giocare lo spareggio con la Svizzera.

I gironi   

Il primo girone, formato da Brasile, Jugoslavia, Messico e Francia, venne dominato dal Brasile e dagli jugoslavi. La prima partita venne vinta dal Brasile 5 a 0 contro i messicani grazie ai gol di Pinga (x2), Baltazar, Julinho e Didì. La Jugoslavia vinse invece di misura 1 a 0 contro la Francia grazie al gol di Milutinovic. Brasile e Jugoslavia pareggiarono 1 a 1, con le reti di Didì e Zebec, mentre la Francia vinse 3 a 2 la sfida tra le eliminate, grazie ai gol di Vincent, Kopa e l’autorete del messicano Cardenas, mentre per i mesoamericani segnarono Lamadrid e Balcazar. A qualificarsi furono alla fine il Brasile e la Jugoslavia, ma per la migliore differenza reti ad ottenere il primato furono i Carioca. Il secondo girone venne composto dalla Germania Ovest, l’Ungheria, la Turchia e la Corea del Sud. La prima partita vide la vittoria della Germania Ovest per 4 a 1, grazie alle reti segnate da Walter, Klodt, Morlock e Schäfer, mentre per i turchi segnò Suat. L’esordio per i coreani fu invece un vero e proprio incubo: infatti se era facile prevedere la sconfitta di sicuro non era scontato il risultato. L’Ungheria infatti si sbarazzò degli asiatici per 9 a 0, con i gol segnati da Kocsis (x3), Palotas (x2), Puskas (x2), Lantos e Czibor. Nella seconda partita la Turchia si fece perdonare giocando a tennis contro i coreani, che vennero schiantati per 7 a 0, grazie alle reti di Burhan (x3), Suat (x2), Lefter e Erol. Finiva così il primo Mondiale dei Coreani, che tornarono a casa con 15 gol subiti e neanche 1 fatto. La sfida tra Germania Ovest e Ungheria finì con un autentico massacro: i tedeschi persero infatti 8 a 3, una sconfitta che bruciò tantissimo sia per i tifosi che per i calciatori della Germania Ovest. Il risultato venne fissato sull’8 a 3 grazie alle reti di Kocsis (x4), Puskas, Hidegkuti (x2) e Toth, mentre per i tedeschi segnarono Rahn, Herrmann e Pfaff. Alla luce di questi risultati fu necessario lo spareggio tra Germania Ovest e Turchia, che i tedeschi vinsero facilmente per 7 a 2, grazie alle reti di Morlock (x3), Schäfer (x2), O. Walter e F. Walter, mentre per i turchi segnarono Mustafa e Lefter. Il terzo girone si compose di Uruguay, Austria, Scozia e Cecoslovacchia. La vera delusa di questo girone fu la Cecoslovacchia, che perse la prima partita 2 a 0 contro l’Uruguay, con gol di Miguez e Schiaffino. L’Austria invece vinse la prima partita 1 a 0 contro gli scozzesi, all’esordio al Mondiale, grazie al gol di Probst. L’Uruguay nella seconda partita si sbarazzò della Scozia con un sonoro 7 a 0, maturato per le reti di Borges (x3), Miguez (x2) e Abbadie (x2), mentre l’Austria stritolò la Cecoslovacchia con ben 5 gol, segnati da Probst (x3) e Stojaspal (x2). Il quarto girone vide invece insieme Italia, Inghilterra, Belgio e i padroni di casa della Svizzera. La prima partita degli Azzurri fu una sconfitta, 2 a 1 per gli svizzeri grazie alle reti di Ballaman e Hügi, mentre per l’Italia segnò Boniperti. Inghilterra e Belgio diedero vita invece ad una sfida spettacolare, che terminò con un pirotecnico 4 a 4, maturato grazie alle reti di Broadis (x2) e Lofthouse (x2) per gli inglesi, mentre per i belgi segnarono Anoul (x2), Coppens e l’autorete di Dickinson. L’Inghilterra nella seconda partita vinse 2 a 0 contro la Svizzera, grazie alle reti di Mullen e Wilshan, mentre l’Italia vinse 4 a 1 contro il Belgio grazie ai gol di Pandolfini, Galli, Frignani e Lorenzi, mentre per i belgi segnò Anoul. Lo spareggio tra Svizzera e Italia vide la grave sconfitta degli italiani, che venne battuta dagli elvetici per 4 a 1 con le reti di Ballaman, Fatton e la doppietta di Hügi, mentre il gol della bandiera per l’Italia lo segnò Nesti. Continuava il momento di buio per il calcio italiano, che ancora avrebbe inanellato cattivi risultati negli anni a venire.

I quarti di finale

I gironi finirono con risultati inaspettati e qualche polemica, infatti gli italiani specialmente si lamentarono di arbitraggi non proprio imparziali fatti apposta per facilitare la vita agli svizzeri padroni di casa. Qualche errore ci fu, inutile nasconderlo, ma stiamo parlando di un’epoca in cui il calcio non aveva nessun tipo di aiuto tecnologico, quindi recriminare per gli arbitraggi in un periodo in cui gli arbitri erano più delle variabili che direttori di gara ci appare come un qualcosa di inutile. I quarti di finale cominciarono il 26 giugno con la sfida tra Austria e Svizzera, una specie di derby tra Paesi alpini. Austria e Svizzera diedero vita ad uno spettacolo incredibile, una partita che rimase negli annali per le tante reti ma anche per i tanti errori, che resero possibile il risultato poi maturato. Infatti la partita terminò 7 a 5 per l’Austria, grazie alle reti segnate da Wagner (x3), Körner (x2), Ocwirk e Probst, mentre per gli svizzeri segnarono Ballaman (x2) e Hügi (x3). Il secondo quarto di finale venne giocato tra Uruguay e Inghilterra, ma per i Maestri del Fútbol anche questa volta non ci fu scampo, infatti gli uruguagi vinsero per 4 a 2 con le reti di Borges, Varela, Schiaffino e Ambrois, mentre per gli inglesi segnarono Finney e Lofthouse. Per i sudditi di Sua Maestà britannica fu un’altra delusione, ulteriore dimostrazione che maestri nel Fútbol non esistevano, esistevano tante scuole, tanti campioni ma nessuno poteva definirsi “Maestro”. Il terzo quarto di finale fu Brasile contro Ungheria e per i Carioca fu un’altra delusione. L’Ungheria si sbarazzò dei brasiliani con il risultato di 4 a 2 grazie alle reti di Kocsis (x2), Hidegkuti e Lantos, mentre per i brasiliani segnarono Djalma Santos e Julinho. Anche i brasiliani vennero estromessi dal torneo, anche se c’è da dire che i Carioca incontrarono probabilmente la formazione più forte d’Europa, che poteva vantare una squadra forte e completa in tutti i reparti. I brasiliani questa volta non peccarono di presunzione, ma sicuramente non potevano competere contro gli ungheresi, che dimostrarono ancora una volta come la concretezza e la determinazione vincono sempre sulla fantasia e sull’estro. Il Brasile presto potrà dimenticare l’amarezza, ma per vincere l’agognato Mondiale dovrà diventare più “europea” e cedere un po’ di quella verve che spesso e volentieri è stata più nemesi che apoteosi. L’ultimo quarto di finale tra Jugoslavia e Germania Ovest venne vinto agevolmente dai tedeschi, che sconfissero 2 a 0 gli jugoslavi e guadagnandosi il posto in semifinale, mentre per gli jugoslavi continuò il periodo di digiuno di vittorie nelle competizioni internazionali, un digiuno inspiegabile se si pensa alla qualità di una nazionale che ha sempre espresso grandissimi campioni.

Le semifinali e la finale tra le sconfitte

La prima semifinale tra Uruguay e Ungheria andò in scena il 30 giugno a Losanna nel tardo pomeriggio. Le due squadre, scuole calcistiche molto lontane tra di loro ma con la medesima voglia di vincere e di affermarsi, diedero vita ad una partita fantastica che venne decisa soltanto ai supplementari. Malgrado le assenze che resero più povere le rose delle due squadre (per gli uruguagi diedero forfait Varela e Abbadie, mentre ai magiari mancò Puskas), le due squadre giocarono una grande partita, in cui non mancarono i colpi di scena e le recriminazioni. Alla fine a spuntarla furono i magiari con il risultato di 4 a 2, maturato per le reti di Kocsis (x2), Hidegkuti e Czibor, mentre per gli uruguagi segnò Hohberg (x2). A Basilea invece, in contemporanea con la partita di Losanna, andò in scena la semifinale tra Germania Ovest e Austria, una partita che evocava tristi ricordi come l’Anschluss, la guerra Mondiale e le ferite del terribile conflitto. Ad arbitrare la semifinale venne chiamato il direttore di gara italiano Orlandini, che fece una bellissima figura anche perché la Germania Ovest schiantò i “cugini” austriaci con un tennistico 6 a 1 e i marcatori furono per i tedeschi F. Walter (x2), O. Walter (x2), Schäfer e Morlock, mentre per gli austriaci segnò Probst la rete dell’orgoglio austriaco. La Germania Ovest giocò una partita memorabile, mettendo in mostra una condizione fisica invidiabile ed una disciplina tattica da fare invidia a tante altre selezioni calcistiche del periodo. Le due sconfitte delle semifinali, Uruguay e Austria, si giocarono il piazzamento d’onore il 3 luglio a Zurigo e a spuntarla fu l’Austria per 3 a 1 grazie alle reti di Ocwirk, Stojaspal e l’autorete dell’uruguagio Cruz, per i sudamericani segnò invece Hohberg. Questo fu per la nazionale austriaca il massimo risultato raggiunto in un Mondiale ed insieme alla medaglia d’argento alle Olimpiadi di Monaco del 1936 rimane la massima affermazione di questo Paese.

Il Miracolo di Berna

La finale tra Germania Ovest e Ungheria andò in scena il 4 luglio del 1954 a Berna, in un impianto fantastico qual era il Wankdorfstadion e davanti a 63.000 spettatori. L’Ungheria partiva da grande favorita, infatti la “squadra d’oro”, com’era stata soprannominata, era una vera e propria squadra di fenomeni e veniva da anni di grandi vittorie, come per esempio la vittoria alle Olimpiadi del 1952 e le sfide da duello rusticano contro gli inglesi, che vennero vinti tante volte e con risultati eclatanti. La Germania Ovest invece non era certamente la squadra da battere, ma aveva saputo mantenere la calma, soprattutto dopo la terribile sconfitta contro gli ungheresi nel girone per 8 a 3. Invece di scoraggiarsi, i tedeschi seppero fare tesoro della sconfitta ed arrivarono alla finale in grande spolvero, sia dal punto di vista atletico che mentale. Prima dell’inizio della partita, su Berna si abbatté un forte temporale che rese il campo una risaia, andando a favorire inevitabilmente i tedeschi, che non avevano grandi pretese da un punto di vista tecnico ma fondavano tutta la loro tattica di gioco sulla determinazione e la fisicità. L’Ungheria fu sfavorita dalle condizioni ambientali, ma iniziò la partita in maniera feroce, infatti dopo appena 8 minuti Czibor e Puskas portarono i magiari in vantaggio di 2 reti. Degno di nota fu un particolare: Puskas giocò l’intera partita in precarie condizioni fisiche a causa di un’entrata criminale che un difensore tedesco aveva fatto nei confronti della stella magiara durante la partita del girone, eppure Puskas quel giorno fu uno dei migliori nonostante la caviglia in disordine. Malgrado l’inizio da incubo, i tedeschi risposero subito e con Morlock segnarono al 10’ il gol del 2 a 1. Al 18’ minuto fu invece Rahn a pareggiare l’incontro su colpo di testa da calcio d’angolo. Dopo appena 20’ di gioco le due squadre erano già sul 2 a 2, ma il bello doveva ancora venire. Dopo essersi ripresi dallo shock, i giocatori magiari cominciarono a tartassare i difensori tedeschi con azioni molto pericolose, vennero infatti colpiti un palo e una traversa, mentre il portiere tedesco Turek effettuò una serie di parate difficilissime che fecero nominare il nome di Dio invano a tutto l’undici ungherese. Alla fine, in qualche modo la Germania Ovest riuscì ad andare negli spogliatoi per l’intervallo sul risultato di 2 a 2.

Il secondo tempo cominciò come era iniziato il primo: la Germania a difendersi e l’Ungheria all’attacco, mentre il terreno di gioco diventava sempre più allentato a causa della pioggia battente. I calciatori magiari tentarono in tutti i modi di riportarsi in vantaggio, colpirono una traversa, fallirono tante occasioni mentre i tedeschi opposero una strenua resistenza mostrando un’eccezionale tenuta atletica, ma senza oltrepassare la linea mediana del campo. Quando ormai mancavano 6’ alla fine dell’incontro, mentre la nuvolosità a l’approssimarsi del tramonto riducevano la visibilità, ci fu un’azione confusa nella trequarti degli ungheresi: un lancio lungo venne respinto dai difensori magiari, la palla venne agganciata da Rahn in prossimità della lunetta dell’area di rigore. L’attaccante tedesco si portò la sfera verso il centro e lasciò partire un diagonale secco e preciso che si infilò alla destra del portiere magiaro, che poté solo rialzarsi e recuperare la palla dentro la rete. Quando mancavano 5’ minuti alla fine di tempi regolamentari, il risultato vedeva la Germania Ovest in vantaggio 3 a 2 nei confronti degli ungheresi. Gli ultimi minuti furono tragici, infatti i giocatori magiari cercarono in tutti i modi di far gol e a dirla tutta ci sarebbero pure riusciti, peccato che la rete di Puskas venne annullata per un fuorigioco molto dubbio. Al 90’ minuto Czibor ebbe l’occasione buona per pareggiare ma fece fare bella figura al portiere tedesco scaricandogli contro il pallone. Dopo qualche altro secondo di suspence il direttore di gara Ling, di nazionalità inglese, pose fine all’incontro. Il “Miracolo di Berna” era avvenuto: la Germania Ovest aveva vinto contro la “Squadra d’oro” dopo una sfida epica, di quelle che i nonni raccontano ai nipotini. Alla fine della partita Ferenc Puskas, campione in campo e fuori, andò a stringere cavallerescamente la mano al capitano tedesco Fritz Walter, suggellando con un gesto di amicizia e cavalleria una grande vittoria per i tedeschi.

L’ombra del doping sulla vittoria tedesca

Dopo la stretta di mano e i complimenti tra i calciatori, i magiari contestarono veementemente la vittoria dei tedeschi occidentali. In un primo momento, complice anche la dolorosa sconfitta, gli ungheresi protestarono per l’arbitraggio e per il gol annullato. I vertici del partito comunista ungherese gridarono al complotto che le democrazie occidentali avrebbero architettato nei confronti della repubblica sovietica, ma addirittura si parlò di una sconfitta voluta deliberatamente dal governo ungherese in cambio di una fornitura di centinaia di trattori di fabbricazione tedesca. Dopo qualche settimana, dimostrata l’infondatezza delle rimostranze magiare, si cominciò a parlare di doping. Una decina di giorni dopo la finale qualche giocatore tedesco venne ricoverato in ospedale a causa di una misteriosa infezione, probabilmente itterizia. Il medico della squadra tedesca accusò i proprietari dell’albergo svizzero dove alloggiarono durante il periodo della Coppa Rimet, ma né le giustificazioni degli albergatori e né le dichiarazioni del dottore della nazionale tedesca occidentale fugarono i dubbi di un “doping di stato”. Lo stesso Puskas, dimenticata la cavalleria, accusò gli avversari di doping e di antisportività. Ad avvallare la tesi magiara fu il ritrovamento di alcune fiale sospette negli scarichi fognari dell’albergo svizzero, ma la notizia venne bollata come “fake news” dagli stessi vertici della Federcalcio della Germania Ovest, infatti questi risposero che si trattava di fiale di soluzione idrosalina utile per far riprendere più velocemente i calciatori dopo lo sforzo fisico. Secondo altre fonti queste fiale sarebbero state piene di una potente droga e più precisamente un composto facente parte della grande famiglia delle metanfetamine, tra l’altro già usata dalla Wermacht durante la II Guerra Mondiale. Ancora oggi qualcuno appassionato di dietrologie e misteri sembra dare ragione alle proteste magiare, fatto sta che il Mondiale se lo portò a casa la Germania Ovest, lasciando a Puskas e compagni la delusione per un’altra occasione persa, ma ben presto sarebbe arrivato un alieno, un ragazzino di colore capace di ribaltare tutto quello che fin a qual momento si era saputo sul calcio. Questo ragazzo aveva un nome corto, appena 2 sillabe…ma ve lo dirò la prossima volta, così sarete costretti a leggerci ancora!  

Giovanni Trotta