Una su undici tra le specie animali e vegetali dell’ambiente marino è a rischio estinzione, secondo l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura; tra questi vi sono dugonghi, coralli, scorfani, tonni, balene e squali. Gli squali sono nell’immaginario comune il terrore delle spiagge per l’essere umano, tanto da aver ispirato il maestro Steven Spielberg con la realizzazione del film “Lo squalo” del 1975, che ha fatto incetta di Premi Oscar e che ha dato vita a una saga cinematografica di successo. In realtà gli squali, e precisamente il 37% delle sue specie, sono a rischio estinzione, per i cambiamenti degli ecosistemi marini e per la sovrappesca, diffusa soprattutto in Asia, dove gli umani consumano carne di squalo e usano le pinne di squalo per preparare una ricercatissima zuppa. Gli squali sono dei pesci superpredatori e sono fondamentali nell’ambiente marino perché si nutrono di creature più piccole che, se liberi dagli squali, si moltiplicherebbero a dismisura. Ecco che un gruppo di biologi marini e oceanologi ha messo in piedi il Progetto Re-Shark, che coinvolge 75 partner di 15 Paesi e 44 grandi acquari; lo scopo è quello di far accoppiare negli acquari le specie di squali, conservare le uova, trasportarle in sicurezza nelle zone in cui le specie sono a rischio a farle crescere per ripopolare. Oggi il Progetto Re-Shark si basa sulla reintroduzione della specie di squalo zebra in Indonesia, ma si potrebbe allargare anche ad altri pesci a rischio, come gli squali angelo delle Isole Canarie e del Galles, gli squali nutrice dell’Africa Orientale e i pesci sega. Tutti i dati del Progetto Re-Shark possono essere visionati sulla rivista National Geographic del luglio 2023.

Nicola Manfredi